Assalto al portavalori c’è un altro sansalvese

Salgono a due i residenti in paese ritenuti i basisti della banda dei kalashnikov L’uomo, in stato di fermo, è poi finito in manette per spaccio di stupefacenti

SAN SALVO. Lo hanno osservato per giorni. Ogni sua azione è stata annotata con cura. S.C., 41 anni, è stato per settimane nel mirino dei carabinieri. Mercoledì sera nei suoi confronti è scattato il fermo di polizia giudiziaria della Procura. Sufficienti gli indizi di colpevolezza per ritenere che l’uomo sia uno dei componenti la banda che il 14 dicembre 2012 assalì sull’A14 il furgone portavalori della ditta Aquila. La Procura non si sbottona per il momento sulle accuse che gli vengono contestate e quale sia il ruolo ipotizzato nella rapina. Insieme al fermo però ad S.C. è stato notificato anche un ordine di arresto per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nell’armadio della camera da letto del quarantunenne i carabinieri hanno infatti trovato 109 grammi di hashish. L’uomo è stato accompagnato nel carcere di Torre Sinello. Questa mattina è in programma l’udienza di convalida per l’accusa di spaccio.

Il fermo. Nessuno in paese sospettava niente. I carabinieri, coordinati dal capitano Giancarlo Vitiello, sono riusciti a fare tutto nella massima riservatezza. Per questo quando mercoledì sera hanno bussato a casa di S.C., la notizia ha destato clamore. L’arresto del quarantunenne conferma quanto gli investigatori hanno sospettato da subito. Il commando formato da 8 persone ha avuto la base logistica a San Salvo. Gli arresti e le testimonianze acquisite in quaranta giorni di indagini hanno permesso agli investigatori di individuare due gruppi del sodalizio criminale che ha progettato l’assalto armato. Uno dei gruppi è locale, un altro pugliese. Armi, strumenti e manovalanza sono arrivate dalla Puglia. I carabinieri sono arrivati a S.C. dopo faticosi appostamenti. Dai lunghi sopralluoghi e dal racconto di diversi testimoni sono emersi particolari che hanno convinto la Procura del coinvolgimento del quarantunenne nella vicenda. L’uomo nega le accuse. Il suo difensore, l’avvocato Antonello Cerella, non dice tanto. «Non ho ancora letto il fascicolo. Non so di cosa sia accusato il mio cliente», taglia corto il legale.

Le indagini in corso. Del resto la Procura è stata categorica. La magistratura ha ordinato il più stretto riserbo. Non è escluso che anche altri sansalvesi siano coinvolti nella vicenda. A giorni dovrebbero arrivare i risultati dei rilievi compiuti dalla Scientifica sul sacchetto che conteneva i 30 mila euro ritrovati a San Salvo insieme a un fucile lasciato nella Fiat Punto usata dai banditi per percorrere il tratto di strada fra l’A14 e San Salvo. Il commando il giorno della rapina indossava guanti, ma potrebbe avere lasciato comunque delle tracce.

Gli altri due uomini arrestati. Intanto resta in carcere Simone Di Gregorio, 32 anni, di San Salvo arrestato poche ore dopo l’assalto sulla A14. Le accuse che gli vengono contestate sono molto gravi: rapina in concorso, tentato omicidio, porto abusivo di armi da guerra, incendio doloso di autovetture, favoreggiamento. L’indagato assistito anche lui dall’avvocato Antonello Cerella, non parla. Secondo la Procura sarebbe lui la persona che ha fornito assistenza al commando armato. Nel garage che il trentaduenne aveva in uso sono stati ritrovati 30 mila euro del bottino. Ed è in carcere anche Vincenzo Costantino, 40 anni, di Cerignola, arrestato dai carabinieri a Montefalone del Sannio. I militari di Trivento che lo hanno fermato mentre faceva l’autostop sulla Trignina non hanno dubbi: Costantino sarebbe uno degli uomini che crivellò di colpi il furgone portavalori.

Paola Calvano

©RIPRODUZIONE RISERVATA