Assalto al portavalori I basisti restano in carcere

Rapina da 600 mila euro sull’A14: negata la scarcerazione ai due sansalvesi Per l’accusa sono responsabili del raid perché fornirono base logistica alla gang

VASTO. Fornirono la base logistica. Per l’accusa sono responsabili tanto quanto i rapinatori che il 14 dicembre fecero l’assalto armato al furgone portavalori della società Aquila sulla A14. Il giudice Anna Rosa Capuozzo, d’accordo con i Pm Giancarlo Ciani ed Enrica Medori, ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata da Giovanni e Antonello Cerella, legali di Simone De Gregorio, 32 anni, e Costantino Surace, 41 anni. I due abruzzesi restano in carcere.

Nessuno dei due prese parte fisicamente alla rapina. Per i giudici, tuttavia, fornirono un supporto notevole mettendo a disposizione della “banda” la base logistica. Per questo devono rispondere di tutti i reati contestati agli uomini che fecero parte del gruppo armato che compì l’assalto al blindato: rapina, concorso in tentato omicidio, porto abusivo di armi da guerra, incendio doloso oltre che favoreggiamento.

La posizione dei giudici, che si uniforma a una recente sentenza emessa dalla Corte costituzionale, non trova affatto d’accordo i legali della difesa che annunciano appello al tribunale del Riesame. «I nostri assistiti sono colpevoli solo di favoreggiamento», insistono i difensori.

Nel frattempo, però, i due restano in carcere. La rapina fruttò 600 mila euro. Su 19 indagati - quasi tutti pugliesi - in base ai riscontri scientifici del reparto investigativo dei carabinieri di Tor Vergata, gli esecutori materiali del raid armato furono una decina. Le indagini sono state eseguite in parte dai carabinieri, in parte dal servizio centrale della polizia (Sco) di Roma. I Ris hanno stabilito che non ci sono tracce ematiche nè saliva di De Gregorio e Surace sul materiale sequestrato dopo la rapina.

Per il giudice Capuozzo e i Pm, il loro supporto permise tuttavia alla gang di agire e per questo devono restare in carcere. De Gregorio fu arrestato poche ore dopo la rapina con la collaborazione dei cittadini. I carabinieri recuperarono un fucile e 30mila euro. Due giorni dopo scattarono altri arresti. L’ultimo a finire in manette il 3 luglio scorso è stato Antonio Patruno, 40 anni di Cerignola.

Le indagini proseguono alla ricerca di ulteriori elementi. Le modalità della rapina, il numero dei reati compiuti in pochi minuti, la violenza con cui sono stati trattati gli ostaggi hanno convinto la procura di Vasto, diretta dal procuratore capo Francesco Prete, ad usare il pugno di ferro contro i presunti autori del raid. (p.c.)

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