Attentato a Bonanni, Colasante condannato a otto anni e 6 mesi a Chieti

La falsa bomba non poteva arrecare danno all’ex leader della Cisl, ma scavando nella sua vita gli investigatori hanno scoperto reati più gravi: estorsione, maltrattamenti e avvio alla prostituzione

La finta bomba davanti alla casa francavillese di Raffaele Bonanni, allora segretario generale della Cisl, non può essere considerata una minaccia nei confronti di quest'ultimo. Ma le indagini che sono partite da quell'episodio hanno messo nei guai il francavillese Davide Nunziato, di 33 anni, e il ventiduenne di Guardiagrele, Donato Colasante.

Indagando sulla finta bomba, infatti, sono venuti fuori altri reati per i quali ieri i due sono stati condannati dal tribunale di Chieti. Il collegio giudicante, presieduto da Geremia Spiniello, a latere Isabella Allieri e Andrea Di Berardino, ha assolto entrambi dal reato di minaccia nei confronti del leader della Cisl, ma ha condannato Nunziato per procurato allarme e detenzione di armi a 4 anni e 8 mesi e Colasante per estorsione, maltrattamenti in famiglia e induzione alla prostituzione a 8 anni e 6 mesi. Il pm, Antonietta Picardi, aveva chiesto 6 anni per il primo e 12 per il secondo.

leggi anche: Preparavano un attentato a Bonanni, arrestati tre abruzzesi L’ex segretario della Cisl nel mirino di un gruppo eversivo. Incastrati da una telefonata anonima ai carabinieri di Chieti

Gli imputati, entrambi assenti, erano difesi dagli avvocati Giancarlo De Marco e Amalia Cinalli. Delle tesi della difesa è passata solo quella relativa al fatto che la finta bomba era solo uno stupido scherzo e non una minaccia. Uno scherzo che alla fine è costato molto caro ai due. Tutto è partito dalla notte del 21 marzo 2014, quando una telefonata da una cabina telefonica avverte che c'è una bomba davanti alla casa francavillese di Bonanni. Chi risponde al telefono, però, riconosce la voce di Nunziato, già noto alle forze dell'ordine. L'uomo viene interrogato con una scusa e le indagini scientifiche sul riconoscimento vocale lo incastrano. Vistosi alle strette, il francavillese non nega di aver confezionato il falso ordigno, ma dice che è tutto uno scherzo. Nel frattempo, una perquisizione a casa, porta alla luce diverse armi, reato per cui già in passato aveva patteggiato una pena.

[[(Video) Preparavano un attentato a Bonanni, arrestati tre abruzzesi]]

La figura di Colasante salta fuori indagando su Nunziato. Si scopre che i due si frequentavano, ma si alza il sipario anche sulla difficile esistenza del ragazzo di Guardiagrele, con gravi criticità esistenziali e un problema di tossicodipendenza. Il ventiduenne, figlio di genitori separati, vive con la madre o con la nonna e ha un bisogno costante di soldi. Per averli si scopre che maltratta la famiglia e chiede persino alla ragazza, una minore all'epoca dei fatti, di prostituirsi. Arrestato per la storia delle minacce con finalità eversive nei confronti di Bonanni, Colasante tenta anche il suicidio nel carcere di Madonna del Freddo. Si taglia le vene poche ore dopo che il difensore gli aveva detto che non gli avevano accordato il permesso di uscire per andare al funerale della nonna. A salvarlo fu il pronto intervento delle guardie penitenziarie e l'episodio si chiuse con il ricovero in ospedale.