Bambini e riabilitazione: altri maxi tagli alle cure

Sempre meno risorse della Regione ai centri accreditati per le varie terapie Cerulli (Tdm): liste di attesa lunghe, decine di minorenni in difficoltà

LANCIANO. «Una sanità allo sbando, che taglia le cure, vìola e non garantisce i livelli essenziali di assistenza e nega le cure riabilitative ai bambini. Vedere le liste di attesa dei centri riabilitativi accreditati dalla Regione in cui ci sono decine di bambini, è una cosa indegna ed insopportabile». È lo sfogo di Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, che fotografa lo stato della sanità regionale e di quella frentana, in particolare per quanto riguarda la riabilitazione.

La questione delle “cure negate” nei centri di riabilitazione accreditati dalla Regione, come il San Stefar, da oltre un anno è diventato un problema insormontabile finito anche in un’inchiesta della magistratura archiviata due mesi fa. «L’inchiesta è stata archiviata», dice Cerulli, «ma i problemi restano e soprattutto per me e i pazienti in attesa di cure, resta l’interruzione di un pubblico servizio con danni irreversibili alla salute. Ci sono decine di bambini con disturbi più o meno gravi che attendono anche da due anni di potersi curare e che se presi in carico in tempo possono anche risolvere le loro problematiche. Ci sono bimbi con problemi di dislessia, altri più gravi con ritardi cognitivi, disturbi motori, tetraparesi distonica, che al commissario regionale Gianni Chiodi non interessano visto che continua a tagliare i budget delle strutture tipo il San Stefar che sono quindi costrette a non prendere in carico i pazienti».

Lo scorso anno con la prima sforbiciata di circa il 5% ai centri di riabilitazione si creò a Lanciano, complice anche il taglio delle Adi (assistenza domiciliare integrata) da parte del distretto sanitario, una lista di attesa con oltre 300 assistiti. Ora altri tagli che portano i diversi centri, non solo il San Stefar, a tagliare le cure. Significa che meno persone, che hanno il diritto a curasi e a fare terapie che permettano loro di alleviare sofferenze e malattia, vengono prese in carico. E lo sono per meno tempo, tanto che i cicli annuali non esistono più. Non solo: anche il personale risente dei tagli. Il problema è che senza budget è quasi impossibile prendere in carico altri utenti che hanno tutti l’autorizzazione alle cure rilasciata dall’Unità di valutazione multidimensionale (Uvm)del distretto sanitario. Foglio necessario per accedere al servizio. «Ci sono centinaia di utenti in attesa della presa in carico», conclude Cerulli, «e la legge prevede che questa avvenga entro 15 giorni, non più 30 giorni, per evitare danni alla salute. Qui si attendono mesi e anni. E la Regione anziché correre ai ripari, fa altri tagli, decide di privilegiare le strutture private di riabilitazione che costano di più».

Teresa Di Rocco

©RIPRODUZIONE RISERVATA