Bimo, no dei lavoratori a esuberi e blocco stipendi

Atessa, gli operai in stato di agitazione incontrano i segretari di Cgil, Cisl e Uil «Abbiamo fatto già tanti sacrifici e svolgiamo mansioni diverse dal contratto»

ATESSA. No agli esuberi, no al blocco dei pagamenti dei buoni pasto e alla dilazione dell’aumento salariale previsto dal contratto. I lavoratori dello stabilimento Bimo-Irplast, da giorni in stato di agitazione, hanno ribadito alle segreterie sindacali di Cgil, Cisl e Uil la loro posizione nei confronti delle richieste dell’azienda.

La direzione aziendale della Bimo-Irplast, fabbrica che produce pellicole da imballaggio con sede legale a Empoli, ha annunciato di voler procedere a breve al licenziamento di 35 dipendenti su 172 a causa del totale inutilizzo di uno dei tre impianti. La decisione ha subito incontrato la netta opposizione di lavoratori e Rsu di fabbrica.

La situazione nello stabilimento è molto tesa. In tanti avrebbero voluto già iniziare la mobilitazione, ma la decisione emersa dall’incontro con le segreterie territoriali dei sindacati è quella di tentare l’ultima carta con un incontro con la direzione il prossimo 4 marzo nella sede di Confindustria di località Cerratina.

I sindacati hanno fatto appello anche alle istituzioni del territorio per sostenere la battaglia contro i licenziamenti. Sul tavolo delle trattative i dipendenti si opporranno fermamente ai 35 esuberi chiedendo all’azienda di far ricorso ad altre forme di ammortizzatori sociali come i contratti di solidarietà. Altro suggerimento è quello di rilanciare la seconda linea, che lavora al 60% delle potenzialità, e di riempirla di prodotti innovativi, remunerativi e di qualità. L’idea è che se una delle linee di produzione riesce a lavorare a pieno regime potrebbe “trascinare” anche il lavoro della linea attualmente ferma. «Non è possibile mantenere la linea 2 al 60%», avvertono i lavoratori, «perché così non si riuscirebbero a coprire gli altissimi costi di manutenzione dello stabilimento: si rischia di chiudere tra un paio d’anni al massimo».

Nessuna deroga dal punto di vista dei buoni pasto e del pagamento del premio di produzione. «Abbiamo già fatto numerosi sacrifici», spiegano i dipendenti, «abbassando i buoni pasto da 7 a 5 euro da circa tre anni. Inoltre continuiamo a venire incontro all’azienda svolgendo anche mansioni diverse da quelle previste dal contratto».

L’azienda della Val di Sangro, frutto della fusione tra la Bimo (con sede ad Atessa) e la Irplast di Empoli, è in crisi da tempo. Da quattro anni lo stabilimento di Atessa è in cassa integrazione.

Daria De Laurentiis

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