Botti vietati anche nel Frentano, scatta la protesta dei produttori

L’amarezza della Lanci Fireworks di Frisa che da quattro generazioni realizza fuochi d’artificio: «Rispettiamo le ordinanze, così però si favorisce la diffusione di materiale illegale e dannoso»

FRISA. Da un lato c’è chi sostiene che i fuochi d’artificio, i “botti” di Capodanno, colorano e rallegrano la festa. Dall’altro chi sostiene che, invece, inquinano, mettono a rischio la salute dell’uomo e che fanno rumori assordanti che provocano effetti traumatici sugli animali. Da un lato c’è chi lavora vendendo legalmente piccoli fuochi pirotecnici, dall’altro chi mette in commercio botti illegali e pericolosissimi. Di mezzo ci sono diverse ordinanze di sindaci che, anche nel Chietino, hanno detto “no” ai botti di Capodanno e vietato di “sparare” petardi o fuochi artificiali nelle aree pubbliche, fino al 7 gennaio. Nell’elenco ci sono i comuni di Chieti, Fossacesia, Francavilla, Pescara, Montesilvano. Ordinanze fatte per tutelare l’incolumità di tutti i cittadini, e in particolare dei minori che spesso fanno un uso inappropriato di tali strumenti di divertimento e per evitare effetti traumatici sugli animali. L’inosservanza delle ordinanze prevede una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro. Diverse associazioni hanno portato avanti campagne contro i botti e il Wwf suggerisce di «sostituirli con delle più poetiche e pacifiche lanterne a cui affidare i propri desideri e gli auspici per l’anno che sta per cominciare. Sarebbe un bel segno di civiltà e di rispetto per gli animali, l’ambiente e la nostra incolumità evitare i fuochi».

«Rispetto le idee di tutti e le scelte dei sindaci ovviamente», dice Marco Lanci, della Lanci Fireworks di Frisa che da 4 generazioni si occupa di fuochi pirotecnici, «ma invito a riflettere sul fatto che spesso i divieti favoriscono la diffusione di botti illegali che sono sì dannosi, pericolosi e rumorosi. I fuochi “legali” invece devono rispettare le leggi. C’è il decreto legislativo 123/2015 che recepisce la direttiva europea 29/2013 che prevede tra le altre cose che i fuochi devono superare test sul livello acustico e sulla sicurezza molto rigidi. Verifiche sui decibel, altezze, spazi». Non solo: dietro i fuochi c’è un settore che da un paio di anni è in ginocchio. «Per la crisi ma anche e soprattutto per queste ordinanze», riprende Lanci, «molti mi hanno detto: “Che li compro a fare se poi non posso usarli?”. Ma fontanine, colori in aria, non sono dannosi. Evito di vendere i petardi, li sconsiglio, perché ho dei cani, un coniglio, so che significa avere degli animali. Ma so anche che tantissime rivendite autorizzate che lavorano a pieno ritmo da metà dicembre sono vuote. Pagano tasse e sono tenute su da famiglie che arrancano. Il problema», conclude Marco Lanci, «è l’illegalità e il commercio di prodotti dannosi che non si combattono con i divieti ma con i controlli».

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