Buste da 10mila euro e viaggi all’estero con l’ansia microspie

Ecco le mazzette con cui i due rappresentanti pescaresi avrebbero spinto il luminare a prescrivere i prodotti “amici”

CHIETI. L’intercettazione comincia così: Gigi “Non è che sta qualche cimice?”, e tocca preoccupato sotto la scrivania, “Sennò sono fregato”.

Gigi è Luigi Leccese, 57 anni, foggiano residente a Pescara, informatore medico della Dicofarm Spa. Entriamo così nel filone di inchiesta che coinvolge il prof Sabatino, i quattro informatori agli arresti in casa (Mario D’Errico, Leccese e Gabriele Bellia della Dicofarm e il secondo pescarese Antonio De Panfilis, 52 anni, del colosso Mellin) e dieci medici denunciati tra i quali spiccano due notissimi pediatri dello Spirito Santo di Pescara e dell’ospedale di Atri.

Diciamo subito che questa inchiesta è solo all’inizio e che potrebbe riservare sviluppi clamorosi. È lo stesso gip infatti che scrive: «Il fenomeno corruttivo emerso dalle indagini coinvolge il sistema sanitario nazionale in larga scala, essendo emersi rapporti di natura illecita in plurimi presìdi ospedalieri operanti in diverse regioni italiane». È una prassi – ritiene il gip – anzi una strategia di mercato di alcune aziende farmaceutiche quella di corrompere i medici. «Il prezzo della corruzione viene offerto sostanzialmente secondo due modalità: da un lato viene consentito al medico corrotto di utilizzare somme messe a sua disposizione per soddisfare esigenze personali (viaggi, soggiorni turistici, acquisti di vario genere) dall’altro si simula il versamento di contributi apparentemente leciti, per convegni oppure onlus operanti nel campo sanitario».

Così Sabatino avrebbe ricevuto 10mila euro dai rappresentanti di ciascuna delle due case farmaceutiche. Nel caso riferito alla Dicofarm per prescrivere ai neonati, prima delle dimissioni, l’integratore Dikovit. «Lei dovrà solo dire “sono il professor Sabatino e voglio andare a Bangkok con tizio”, senza fare nessun riferimento a Dicofarm, a Marco D’Errico e a Gigi Leccese. La signora dell’agenzia di viaggio è già informata. Se per caso si sente dire da lei “Mi ha detto Marco che...”, la signora le sbatte il telefono in faccia». Così Bellia, D’Errico e Leccese avrebbero pagato 4mila euro per viaggi, 2mila per uno stand mai montato a un convegno a Francavilla e altri 4mila solo promessi. Passiamo al latte Mellin e quindi al secondo pescarese arrestato. Si scopre, in questo caso, che il medico sarebbe stato pagato per avere “turni di fornitura più lunghi”; al telefono Sabatino chiede a De Panfilis: «Tu che mese hai?» e l’informatore della Mellin risponde «Marzo, aprile e settembre». Il primario che prende appunti gli chiede ancora: «Quant’è la tua?». E il Pescarese risponde: «tre, più tre, più tre, più Iva». Cioè 10mila euro: il prezzo della tangente per il latte in polvere ai neonati. ©RIPRODUZIONE RISERVATA