distretto sanitario

Cambio del direttore Valente: ora la Asl riattivi l’assistenza

LANCIANO. «Ora la Asl deve porre rimedio con atti concreti all’ingiustizia del taglio dell’assistenza domiciliare integrata a centinaia di pazienti». È la richiesta del vicesindaco Pino Valente alla...

LANCIANO. «Ora la Asl deve porre rimedio con atti concreti all’ingiustizia del taglio dell’assistenza domiciliare integrata a centinaia di pazienti». È la richiesta del vicesindaco Pino Valente alla Asl dopo la notizia della sostituzione del direttore del distretto sanitario di Lanciano, Rosa Borgia, con Emidio Mastrovecchio, direttore del distretto di Chieti, che prende servizio domani. Una decisione che ha sollevato riflessioni e commenti in città.

«Finalmente la Asl ha sostituito la Borgia, responsabile principale, ma non unica del disastro Adi», sostiene Valente, «ci sono voluti 8 mesi di vibranti proteste, del coinvolgimento delle associazioni, di CittadinanzAttiva, dell’amministrazione comunale per arrivare a prendere un provvedimento invocato da tutti. Otto mesi di sofferenze, diritti negati, disagi, muro contro muro della Asl che non ha mai dato alternative ai malati e che, all’improvviso, si sono ritrovati senza alcun tipo di assistenza».

A febbraio la Borgia, appena insediata, avviò la riorganizzazione dell’Adi per la presenza di molte cartelle improprie, servizi concessi a persone che, invece, potevano usufruire di prestazioni alternative, sospendendo però il servizio a centinaia di pazienti. Senza preavviso, centinaia di persone si ritrovarono senza cure e fisioterapia a protestare al distretto, ma anche in Comune.

«La sostituzione del direttore è un piccolo risultato che ridarà una speranza agli ammalati e ai loro familiari ingiustamente penalizzati»,dice il vicesindaco, «togliere l'Adi senza aver creato percorsi alternativi agli ammalati è stato disumano ed ingiusto. Ora la Asl deve porre rimedio. Continueremo la battaglia per difendere i diritti negati a oltre 300 ammalati cui è stata tolta l’assistenza, la riabilitazione e che sono in lista di attesa nei centri accreditati dove non possono eseguire le cure perché non ci sono i fondi a disposizione».

Valente, inoltre, chiede spiegazioni alla Asl sulle «pesanti accuse del segretario di CittadinanzAttiva, Aldo Cerulli, «che disse che i casi Adi non erano 1.115 come riferì la Borgia al sindaco Mario Pupillo, bensì “solo” 700. «È anche gravissimo», chiude Valente, «il silenzio della politica regionale con un caso, quello della bimba di 7 mesi in lista d’attesa per fare terapie vitali, come tutti gli altri ammalati, che è arrivato alla ribalta delle cronache nazionali: il presidente della Regione, Gianni Chiodi, si potrà anche vantare di aver risanato la sanità abruzzese ma lo ha fatto nel modo peggiore e cioè sulla pelle degli ammalati abruzzesi».

Si apre alla collaborazione col nuovo direttore Mastrovecchio il segretario regionale di Cittadinanzattiva, Cerulli, che ha lottato molt per far riattivare l’Adi. «Blocchiamo le diffide che stavamo preparando per la riabilitazione negata a 300 pazienti», dice Cerulli, «per dar modo al nuovo direttore, che stimo, di studiare la situazione e trovare soluzioni».

Teresa Di Rocco

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