Camera di Commercio, la fusione con Pescara alla fine premierà Chieti

La partita si definisce in sei mesi, ma già da adesso lo scenario è disegnato. Pescara finirà in minoranza con undici consiglieri contro i ventidue teatini

CHIETI. Non ci vuole la palla di vetro per capire che Chieti vincerà il derby con Pescara delle camere di commercio. La partita della fusione si chiuderà in sei mesi. Ma lo scenario finale è scontato come la fine di Cristo nel Vangelo. Se il numero dei consiglieri sarà di trentatrè, come gli anni di Cristo appunto, allora la previsione è di 22 a 11 per Chieti. La fusione delle due Camere di Commercio del teatino, si fa per dire, Roberto Di Vincenzo, e del pescarese Daniele Becci è una finale di Coppa dei Campioni visto che le partite Iva sugli spalti, cioè le aziende dei due territori, sono la bellezza di 90 mila. Ma anche il questo caso le imprese teatine (50 mila) sono di più delle pescaresi. Il gap però aumenta se si considerano i pesi dei rappresentati di categorie e delle associazioni. La fusione infatti manterrà intatti i numeri dei consiglieri di Confindustria e dell’agricoltura, che dovrebbero fermarsi rispettivamente a quota sei e quattro, mentre quelli del settore commercio, dei servizi e del turismo, saliranno rispettivamente da quattro a sei, da due a quattro e da uno a due. In totale cinque teste, tutte targate Ch. L’antefatto, che conferma lo scenario appena ipotizzato, arriva dalla fusione prenatalizia della Cia (Confederazione italiana agricoltori) finita con il punteggio di otto a quattro per Chieti, con presidente teatino Nicola Sichetti (e vice pescarese Beatrice Tortora) e direttore Alfonso Ottaviano, anch’egli rigorosamente di Chieti. Lo stesso epilogo è prevedibile in Confcommercio dove i numeri di Marisa Tiberio sono superiori a quelli che il duo Ezio Ardizzi e Franco Danelli possono vantare, e dove lo strappo con i teramani del presidentissimo Giandomenico Di Sante finisce per indebolire la pescaresità della fusione. Andiamo avanti per scoprire che il rappresentante delle banche sarà della frentana Bper, mentre l’Uni Pmi è di matrice unica e teatina, anzi sansalvese. Idem per Casartigiani, che pende verso Chieti, e per Cna dove il destino dei pescaresi, checchè ne dica Graziano Di Costanzo che tifa per gli adriatici, sembra ineluttabilmente segnato. La bilancia pende dalla parte di Achille. Per ora è così, nonostante che il commissario della fusione sia il segretario generale della Camera pescarese, Roberto Pierantoni, scelto chissà perché visto che la sua squadra è destinata a fare da gregario. Purché la matematica non sia un’opinione.