Carichieti, ora Nicastro chiede 208 milioni agli ex

Il presidente delle Good Bank passa dalla diffida all’azione di responsabilità. Chiamati in causa ventidue amministratori della vecchia gestione

CHIETI. Per gli ex dirigenti di Carichieti arriva la stangata. Roberto Nicastro, presidente delle quattro good bank uscite fuori dal decreto salvabanche, annuncia di aver richiesto 480 milioni di euro agli ex dirigenti di Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e Banca dell’Etruria.

I 76 soggetti, tra organi di gestione (Cda) e di controllo (collegi sindacali, manager e società di revisione, presunti responsabili del disastro avvenuto, sono dunque chiamati a risarcire di tasca propria. Per quanto riguarda Carichieti, il Centro aveva già riferito a settembre della messa in mora dei vertici della vecchia gestione. Una diffida che diventa azione esecutiva.

Secondo la relazione dei due ex commissari mandati dalla Banca d’Italia, Salvatore Immordino (rimasto alla guida della Nuova Carichieti) e Francesco Bochicchio, ammonta a 208 milioni il totale che gli ex vertici della banca avrebbero dovuto tirare fuori per sanare la “mala gestio”. La diffida a pagare aveva visto coinvolti 22 esponenti delle due gestioni precedenti al commissariamento avvenuto il 2 settembre 2014. Nella lista dei 22 figuravano gli ex direttori generali Francesco Di Tizio e Roberto Sbrolli e i due ex presidenti della banca, Tito Codagnone e Mario Falconio. In lista, inoltre, c’è anche una persona che, a suo dire, non avrebbe dovuto comparire tra i vertici della banca di via Colonnetta, dove lui era solo un autista. Ma non la pensavano così Immordino e Bochicchio che hanno inserito anche Domenico Di Fabrizio tra le persone messe in mora. La notifica dell'atto «di diffida e costituzione in mora» dello scorso settembre concedeva appena due settimane di tempo per pagare. Ovviamente nessuno dei 22, alla data del 5 ottobre, alla scadenza dei quindici giorni, aveva provveduto al pagamento, mentre tutti avevano iniziato ad interessare i propri avvocati e commercialisti di fiducia. Ma all’epoca non era una citazione vera e propria. L’annuncio di Nicastro, invece, è tutt’altra cosa ed equivale a una vera e propria mazzata. Non solo, il presidente dice anche che si sta «verificando con i magistrati l’opportunità di azioni cautelari a tutela e conservazione dei patrimoni» di alcuni degli ex vertici, «altri ci stanno inoltrando proposte di transazione. Valuteremo di costituirci parte civile nei procedimenti penali».

Sarà battaglia su tutti i fronti per rientrare in possesso dei soldi. Nicastro pensa a come risarcire i risparmiatori che complessivamente hanno perso circa 330 milioni di euro in bond subordinati e auspica che i proventi delle “azioni di responsabilità” possano andare proprio a beneficio dei risparmiatori che si sono visti azzerati il valore delle obbligazioni. Per quanto riguarda la vecchia Carichieti, la somma complessiva richiesta è da record ma non è detto che il risarcimento della “mala gestio” si fermi alla soglia dei 208 milioni. Perché nella diffida inviata agli ex dirigenti della banca teatina, i due commissari hanno inserito anche una riga che fa presagire pure che la cifra potesse essere addirittura superiore. «Fermo restando il diritto al risarcimento dei danni ulteriori che dovessero emergere», scrivevano infatti all’epoca i commissari.

Al momento, dunque, non si sa quanto dei 480 milioni di euro richiesti ai 76 ex dirigenti dovranno essere messi a disposizione per risarcire la “mala gestio” teatina. Il presidente delle quattro nuove “good bank” ha anche parlato dell’operazione di cessione degli istituti di credito risanati attraverso il Salvabanche, dicendosi «soddisfatto» per le manifestazioni di interesse arrivate. L’obiettivo, ha ribadito, è quello di «chiudere le vendite entro l’estate. Tanto che in queste ore stiamo spedendo ai gruppi che hanno risposto al bando gli inviti a visionare i dati riservati». Secondo rumor ci sarebbe la conferma della manifestazione d’interesse presentata per Carichieti dalla Popolare di Bari che, per evitare di finire nelle maglie dell’Antitrust, sarebbe pronta a cedere Caripe alla Pop Milano. Ma sono per ora voci.