Casacanditella, trattori e 40 proprietari bloccano l’accesso a Terna

La protesta di  contro gli espropri per gli impianti d’alta tensione L’elettrodotto Villanova-Gissi dovrà fare a meno di un terreno di due ettari

CASACANDITELLA. Scade la moratoria su occupazioni e espropri dei terreni per la costruzione dell'elettrodotto Villanova-Gissi, ma la Terna deve arrendersi di fronte alla resistenza dei proprietari. Ieri a Montevecchio la squadra inviata dalla spa che gestisce le reti elettriche italiane ha rinunciato all'esproprio di un suolo di circa due ettari lungo la provinciale, quello al centro due settimane fa di una manifestazione alla quale intervenne il presidente della Regione Luciano D'Alfonso.

Ad attendere tecnici e operai che dovevano prendere possesso per l'avvio dei lavori di costruzione dei mastodontici pali per l'elettrodotto da 380mila volt erano in circa quaranta, con trattori e rimorchi parcheggiati a chiudere la via di accesso al suolo. C'era anche il sindaco Giuseppe D'Angelo che segue personalmente le vicende legate all'elettrodotto tanto contestato dalla popolazione.

«Stavolta la tattica di Terna ha segnato una differenza rispetto al periodo precedente ai vertici in Regione, l'ultimo il 20 scorso», spiega Antonio Di Pasquale, il tecnico incaricato da diversi proprietari lungo il tracciato per regolare le pratiche di esproprio. «Si sono infatti limitati a prendere atto», prosegue, «dell'opposizione esercitata dalla proprietaria, hanno redatto un verbale che la mia assistita ha ovviamente rifiutato di firmare e sono andati via». Lei, Mirella De Rosa, spiega perché si oppone al passaggio della grande via di trasporto dell'energia sul suo terreno. Indica un traliccio a un centinaio di metri e osserva che «dovranno spostarlo sul mio suolo, per evitare che la vecchia e la nuova linea si incrocino, e poi sempre nella mia proprietà hanno progettato di installare il megapalo a doppia terna, alto diverse decine di metri, che è tipico di questo elettrodotto. Palo e traliccio ridurranno a tal punto la zona edificabile del mio terreno che dovrò rinunciare a costuire la mia casa, nonostante il progetto depositato e le autorizzazioni già ottenute. Non solo dovremmo, praticamente, donare la proprietà di famiglia a Terna, ma poi c'è anche la beffa di un risarcimento ridicolo, 4.000 euro più una manciata di centesimi per ogni giorno di occupazione della strada che vorrebbero costruire per portare materiali e attrezzature al sito su cui dovrebbero erigere il palo». Il roprietario di un suolo vicino che continua a resistere all'esproprio osserva che «non si tratta di una battaglia ambientalista, anche se i dubbi sugli effetti dell'elettrosmog su chi abita nelle vicinanze ci sono, ma è soprattutto la rivendicazione del diritto alla proprietà privata, che nessuno si sente di svendere o addirittura regalare in nome di non si sa che cosa». Di Pasquale fa notare che ora lo scontro si trasferisce sul piano dei nervi. «La Regione», spiega, «ha esortato Terna a ripensare l'intera procedura, venendo incontro alle esigenze dei proprietari. Ma, d'altra parte, Terna deve proseguire sulla sua strada. Il risultato è che finché verranno presentati ai proprietari decreti ministeriali falsi, perché non è stato mai garantito l'accesso ai documenti attraverso gli albi pretori dei Comuni, la battaglia continuerà. Ci sono ricorsi», ricorda il tecnico, «pendenti al Tar Lazio e al Consiglio di Stato, opposizioni formalizzate da alcuni proprietari a Terna e il no netto di Comuni come Lanciano, oltre a sospensioni degli accordi già presi come nel caso di Casalincontrada».

Francesco Blasi

©RIPRODUZIONE RISERVATA