Case vendute all'asta, l'indagine si allarga

Spuntano sospetti sui costruttori. Accertamenti della Dia nelle banche

LANCIANO. E' destinata ad ampliarsi l'indagine della Direzione antimafia della Finanza su un presunto giro di aste immobiliari bluff. Una decina di investitori avrebbe visto sparire consistenti somme di denaro. Al centro del caso ci sono un avvocato, ritenuto il regista delle operazioni di acquisto, e la filiale di una banca. Si sospetta il coinvolgimento di alcuni costruttori, mentre nei tribunali sono state acquisite le documentazioni relative alle aste.
Dopo l'Ordine degli avvocati di Lanciano, che ha voluto ascoltare il legale (ma nessun provvedimento è stato adottato nei suoi confronti), si è mossa anche la Procura frentana. Ma al momento non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati. L'avvocato sospettato, invece, si è difeso: «Tutte le operazioni erano regolari», ha dichiarato al Centro, «sono tranquillissimo e non so se esiste un'indagine. Col tempo verrà fatta chiarezza».

Sembra che il giro d'affari abbia sfiorato i 13 milioni di euro in due anni, coinvolgendo anche alcuni costruttori frentani. Non è chiaro, però, se questi siano le “vittime” o invece abbiano tentato una serie di speculazioni avvalendosi della consulenza dell'avvocato. Anche su questo dovrà fare chiarezza la Dia, che si è mossa perché una banca in particolare avrebbe movimentato ingenti somme di denaro e non avrebbe applicato le norme sull'antiriciclaggio. Diversi gli istituti di credito visitati negli ultimi giorni dai finanzieri. Sarebbero stati portati via anche dei documenti, così come è avvenuto nei tribunali dove si sono tenute le aste.

Una decina di investitori avrebbe consegnato all'avvocato denaro per le operazioni immobiliari da eseguire, anche fino a 300mila euro. Circa 40 le trattative in due anni, compiute prevalentemente nei tribunali di Lanciano, Vasto e Chieti. Le case acquistate all'asta venivano poi rivendute e agli investitori sarebbero stati assicurati interessi fino al 20%. Per tutelarsi, i potenziali acquirenti ricevevano assegni a garanzia, che avrebbero avuto la copertura delle banche. Il sistema sarebbe imploso quando più operazioni non sono andate a buon fine e gli investitori non hanno riavuto indietro i soldi. Sono scattate le denunce e successivamente sono arrivati i pignoramenti.