Chieti

Caso villaggio del Mediterraneo, i “re del mattone” citano l’ateneo

Chiesti 8 milioni per il campus dei Giochi: Di Cosmo, Becci e altri chiedono i danni all’università per il Polo didattico mai realizzato accanto al Campus

CHIETI. Così a Chieti i grandi progetti si sgonfiano e finiscono in un’aula di tribunale. Costruttori contro rettore. Società Villaggio del Mediterraneo contro l’Università. I re del mattone, del calibro di Gianni Di Cosmo e Daniele Becci, chiedono all’Ateneo un conto salatissimo: 8 milioni di euro per il nuovo polo didattico della D’Annunzio progettato e mai nato all’interno del villaggio del Mediterraneo. Ma il rischio d’impresa della spa, ora presieduta da Anacleto Cocciante, ha un prezzo. E sarà il giudice, Alberto Iachini Bellisarii, a stabilire se tocca o no al rettore, Carmine Di Ilio, saldarlo. Anche se le decisioni vennero prese dai suoi predecessori.

La nuova partita dell’Ateneo – dopo quella vinta contro il Cus – si sta giocando in un’aula del tribunale civile di via Arniense dove il giudice ha già stabilito il calendario delle udienze. E’ un calendario lungo che sconfina nel 2015, con la sentenza prevista tra un anno. Il contenzioso a sei zeri è una fetta consistente del progetto, da 150 milioni di euro, spalmato su oltre 16 ettari di terra tra via dei Vestini e il Campus della D’Annunzio, che venne messo in cantiere più di otto anni fa grazie a un protocollo d’intesa tra Università, Comune ed altri enti.

Ma erano tempi diversi quando l’Ateneo aveva ambiziosi progetti d’ampliamento che si sposarono con i Giochi del Mediterraneo del 2009 e impegnarono il Comune di Chieti a stabilire nuove regole urbanistiche e quindi a rivoluzionare le volumetrie pubbliche dello Scalo per dare il via libera alla realizzazione di immobili che per un 35 per cento potevano essere residenziali e per il restante 65 per cento no.

Il Cda della d’Annunzio quindi deliberò di delocalizzare il nuovo polo didattico, con un’aula magna da 1.200 posti e aule per l’insegnamento, nell’ambito del terreno destinato al villaggio. E la costosa progettazione del polo didattico toccò alla spa dei costruttori di Chieti e Pescara che ora ricorrono al giudice. Ma il primo progetto urbanistico, firmato dallo studio Merlino, non piacque all’Università che nel frattempo aveva schierato in campo un proprio esperto perché vigilasse su questa fase. Anche il secondo progetto, firmato Proger, ebbe un costo. Così come le condizioni poste dall’Ateneo di sgomberare l’area da “interferenze” ed eliminare soluzioni di continuità tra Campus e nuove aule, costrinsero la spa Villaggio del Mediterraneo ad acquistare una vecchia villa, che insisteva a ridosso dei 16 ettari, e a cedere gratis al Comune la terra su cui, grazie a un accordo di programma finanziato dalla Regione, venne costruito il ponte che ora attraversa via dei Vestini e crea il cordone ombelicale tra l’Ateteo e il polo mai nato. Si arriva così all’ultimo atto di questa operazione abortita che si consuma quando Università e costruttori non trovano l’accordo sul prezzo del progetto. La prima offre poco. I secondi chiedono 18 milioni. L’affare naufraga definitivamente quando l’Ateneo fa totale dietrofront e dice no anche alla proposta alternativa e finale di riacquistarsi i terreni. Così la parola passa al giudice.