Catturata la gang delle stazioni

Scassinavano le macchinette dei biglietti, botte ai testimoni. Arrestati nove rumeni che giravano l'Italia picchiando i barboni nelle sale d'attesa

PESCARA. «Se parli sono guai». Il giovane, sotto la minaccia del coltello puntato alla gola, assiste impassibile allo scassinamento della biglietteria automatica della stazione di Ortona. Una tecnica che la banda dei rumeni ha ripetuto altre 33 volte in tutta Italia. Ma grazie alle intercettazioni telefoniche e alle testimonianze nove componenti della banda che seminava il terrore nelle stazioni sono stati arrestati.

Un'organizzazione composta da 22 persone, tutte di nazionalità rumena, è finita nel mirino degli agenti della polizia ferroviaria nell'ambito dell'operazione «Crash machine». Gli investigatori, nell'arco di sei mesi di indagini, ne hanno individuati 12, per i quali sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare dal gip Luca De Ninis su richiesta del pm Silvia Santoro, nove delle quali sono state eseguite. All'appello mancano tre banditi, attualmente ricercati, mentre sette persone sono state indagate a piede libero. Il reato contestato è l'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati e continuati.

LE SPACCATE. La tecnica di apertura delle biglietterie automatiche collocate nelle stazioni ferroviarie era sempre la stessa. I rumeni entravano in stazione intorno alla mezzanotte, allontanavano in malo modo i potenziali testimoni, in certi casi minacciati e picchiati per costringerli al silenzio, manomettevano gli impianti e, armati di piede di porco, aprivano le macchinette impossessandosi dei soldi. Le macchinette potevano contenere da un minimo di 2mila a un massimo di 7mila euro. I colpi nelle stazioni spesso si accompagnavano a vere e proprie scorribande sul territorio. Ogni «uscita» era caratterizzata da un vasto campionario di furti nelle case circostanti, compresi bar e negozi.

IN ABRUZZO 12 COLPI. Da dicembre 2006, data del primo colpo ad Alanno e a Scafa, a marzo 2007, quando la banda ha agito a Teramo, sono stati dodici i colpi messi a segno in Abruzzo da una banda che aveva la base operativa in provincia di Ancona da dove sconfinava continuamente in Puglia, Molise, Lazio, Umbria e Friuli Venezia Giulia. Quattordici le province battute dai raid notturni. Alcune stazioni, come quella di Scafa, sono state prese di mira due volte. In certi casi, invece, più stazioni sono state assaltate nello stesso giorno come ad esempio quelle di Alanno e Scafa, Silvi Marina (Teramo) e Montesilvano, Fossacesia e Casalbordino. In certi casi, come ad esempio a Ortona, il sistema di videosorveglianza è stato determinante per acciuffare i banditi, sette dei quali sono stati arrestati in flagranza di reato. A Montesilvano, invece, la polizia è riuscita a captare, sempre da una ripresa video, un sospettato intento a parlare al telefono. Da lì è stata individuata l'utenza telefonica e poi altri telefonini, circa una quindicina, sono stati posti sotto intercettazione.

LE VIOLENZE. I rumeni non si limitavano a rubare nelle stazioni. Le loro incursioni avevano creato un vero e proprio allarme sociale dopo le minacce subite da parte di alcuni potenziali testimoni, molti dei quali senzatetto che di notte cercano riparo nei locali ferroviari. Se a Ortona un giovane è stato minacciato con un coltello, in altre circostanze alcuni clochard e altre persone in sala d'attesa sono stati picchiati e cacciati dalle stazioni. Un anziano, per timore di ritorsioni, non ha voluto denunciarli.

LA SINERGIA. L'operazione, illustrata da Franco Subiaco e Valerio D'Ettorre per la Polfer e da Nicola Zupo per la squadra Mobile, è stata condotta dal compartimento «Marche-Umbria-Abruzzo», sottosezione di Pescara, in collaborazione con la polizia giudiziaria compartimentale Polfer di Ancona e posto Polfer di Falconara Marittima. Alle indagini hanno partecipato, inoltre, altri comparti di polizia ferroviaria (Roma, Venezia e Trieste), le questure di Pescara e Ancona e i carabinieri di Falconara Marittima.