Chieti, accuse agli infermieri: "Lavoro fuori orario in nero"

L’associazione Acai chiede alla Finanza controlli sull’assistenza domiciliare. Cesarone: senza partita Iva è facile evadere il fisco, si mobiliti anche la Asl

CHIETI. Infermieri pubblici che in orario extralavorativo prestano assistenza domiciliare, in nero e senza permesso della Asl, ai pazienti curati in corsia.

Il movimento dei consumatori Acai presenta un esposto al comando provinciale della Guardia di finanza e chiede al direttore della Asl teatina, Francesco Zavattaro, di avviare subito un’ispezione interna all’ospedale. «Un modo per tutelare una professione che, per la stragrande maggioranza dei casi, offre sempre un servizio di qualità e rispettoso delle regole. Ma ci sono alcune mele marce» sottolinea Lorenzo Cesarone (foto), segretario generale Acai «che danneggiano l’immagine di un’intera categoria e le tasche dello stesso consumatore».

Questo perché gli infermieri pubblici che si recano a domicilio del paziente conosciuto e assistito nelle corsie dell’ospedale non rilasciano alcuna fattura all’utente. Che, di conseguenza, non ha la possibilità di detrarre, attraverso apposita dichiarazione fiscale, il 19% del costo della prestazione effettuata dall’infermiere. Una vera e propria forma di evasione fiscale che, peraltro, alimenta una sorta di concorrenza sleale con gli infermieri con regolare partita Iva che svolgono per mestiere l’assistenza domiciliare sanitaria. Uno di questi si è rivolto all’Acai per segnalare una serie di situazioni strane che si verificherebbero da anni nei corridoi dell’ospedale di Colle dell’Ara. Dove, a detta dell’Acai, molti infermieri fanno a gara tra di loro per procacciarsi pazienti da assistere a domicilio. Un servizio presumibilmente non autorizzato dalla direzione della Asl. «Sembrerebbe che all’interno di alcuni reparti, in particolare quelli in cui il post-degenza richiede necessariamente un’assistenza domiciliare, vi sia un’organizzazione ormai collaudata che, approfittando del rapporto che si instaura tra degente e infermiere, consente» spiega Cesarone «il prolungamento del servizio infermieristico di base come le iniezioni, le flebo, il cambio di catetere e altro ancora».

Un’assistenza che però, subito dopo le dimissioni del paziente, dalla stanza di ospedale si sposta a casa, previo accordo economico tra le parti. «Gli infermieri in questione, finiti i turni di lavoro pubblico, continuano ad operare a domicilio» denuncia Cesarone «in regime privatistico e, soprattutto, in pieno anonimato fiscale. Così non va e bisogna intervenire in fretta a tutela dei consumatori e del buon nome della categoria».

Il movimento Acai, a tal proposito, chiede un intervento diretto alla direzione sanitaria della Asl di Chieti. «Abbiamo richiesto un incontro urgente a Zavattaro nella speranza che la Asl» riprende Cesarone «avvii nell’immediato un’indagine interna volta ad accertare eventuali condotte scorrette dei suoi infermieri».

Jari Orsini

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