Chieti, assessore chiede sesso per gli alloggi Il racconto delle donne: mi sovrastava col peso

di Katia Giammaria
Le testimonianze di due delle donne che accusano l’assessore D’Agostino di violenza sessuale

CHIETI. «Mi sbatteva sulla scrivania e mi sovrastava con il suo peso. Tentava di baciarmi, e mi toccava le parti intime e il seno». Questo è quanto riferito da due delle cinque donne che hanno denunciato l’ex assessore comunale alle politiche della casa, Ivo D’Agostino, per violenza sessuale e concussione, reati per i quali è stato posto agli arresti domiciliari, su ordinanza di custodia cautelare del giudice. L’esponente dell’Udc, attualmente sospeso dal partito, secondo gli investigatori, negli uffici comunali, trasformati in alcove, si cimentava in atti sessuali con ragazze madri, donne in condizioni indigenti, in cambio dell’assegnazione di un alloggio popolare.

Questa mattina l’ex delegato del sindaco Di Primio, sarà ascoltato in tribunale dal giudice per le indagini preliminari Paolo Di Geronimo, in sede di interrogatorio di garanzia. Sarà assistito dagli avvocati Edgardo Ionata e Mauro Faiulli. D’Agostino, sin da quando gli è stato notificato il provvedimento, si è protestato innocente. «La loro parola contro la mia», ha commentato con i poliziotti.

Il pubblico ministero Lucia Anna Campo aveva chiesto il carcere per l’esponente dell’Udc, misura cautelare evidentemente ritenuta eccessiva dal giudice perché, considerati i reati contestati, sono sufficienti i domiciliari a impedire che possa commettere di nuovo i reati ipotizzati nell’ordinanza. Tuttavia il giudice ha preso un ulteriore provvedimento, richiesto dal pubblico ministero, in ragione della condizione di grave indigenza e di debolezza economica e sociale delle presunte parti offese e ha fissato l’incidente probatorio. Le quattro donne saranno ascoltate dal giudice in una udienza che cristallizza quanto riferiranno. Di modo che la testimonianza sarà valida anche se dovesse essere ritrattata durante una eventuale istruttoria dibattimentale. Il timore degli inquirenti è che queste donne possano eventualmente essere esposte «a violenza o minaccia, offerta o promessa di denaro o di altra utilità, affinché» non depogano o depongano «il falso».

Le indagini condotte dalla squadra mobile, coordinate dal vicequestore Francesco Costantini e dai poliziotti della seconda sezione, dopo la prima denuncia del 6 giugno scorso da parte di una giovane donna cubana, hanno avviato quella che si dice una inchiesta tradizionale. Attraverso una serie di verifiche, gli investigatori sono arrivati alle altre quattro ragazze, che tra di loro non si conoscevano. Due delle donne, in condizioni di grave povertà, si rivolgevano alla Caritas diocesana e agli operatori dell’associazione religiosa – che si occupa di dare un tetto e cibo a persone indigenti – hanno riferito quanto accaduto nelle stanze comunali con l’assessore alle politiche sociali. É stato lo stesso responsabile della Caritas Mario Olivieri a sollecitare le ragazze a rivolgersi alla questura per denunciare le presunte violenze dell’assessore.

L’esponente dell’Udc aveva intessuto con le donne anche conversazioni telefoniche assidue. Una delle telefonate è stata ascoltata dagli inquirenti proprio mentre una ragazza era negli uffici della polizia per denunciarlo.

Le indagini durate circa un mese e mezzo non sono finite. C’è il sospetto degli inquirenti che le cinque denuncianti non siano le sole ad essere state oggetto delle attenzioni sessuali dell’assessore. Episodi che si sono consumati, secondo le denunce, negli ultimi due anni. Tanti perché nessuno all’interno degli uffici comunali non si sia accorto di niente.

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