Chieti, finto capitano dei Nocs spillava soldi con un complice

Una donna e altre due vittime di Chieti e Francavilla lo incastrano dopo avergli dato 20mila euro. Si spacciava per amico dei giudici per acquisti a prezzi stracciati di Rolex e i-Phone alle aste giudiziarie

CHIETI. Nome in codice “Capitano Ombra”. Oltre 1 metro e 80 di altezza, il volto segnato e la parlantina giusta. Non serviva molto altro a trasformare Walter Rizzo in Marco Bergamini, nome non suo, fantomatico capitano dei Nocs, Nucleo operativo centrale di sicurezza, un reparto speciale della Polizia di Stato addestrato per portare a termine operazioni ad alto rischio. A scoprire che dietro il capitano dei Nocs non c’era un poliziotto ma un presunto incantatore di professione, che riusciva a spillare soldi alle sue vittime per acquisti in aste giudiziarie che non avvenivano, sono stati i carabinieri di Chieti grazie alla denuncia di tre delle sue, a quanto pare, numerose vittime, due di Chieti e una di Francavilla al Mare.

A quanto hanno raccontato ieri il maggiore Federico Fazio e il sottotenente Maria Di Lena, Rizzo, con il nome di Bergamini, aveva prima di tutto agganciato su una chat di incontri come Meetic una delle sue vittime. Si era fatto presentare il suo giro di amici e poi, una volta carpita la loro fiducia, aveva chiesto soldi per “agevolare” acquisti di beni venuti all’asta nel tribunale fallimentare di Roma. Originario della zona di Roma, 43 anni, Rizzo in realtà non aveva neanche una casa. Alle forze dell’ordine risulta come “senza fissa dimora”, senza lavoro e con numerosi precedenti per truffa. Sembra che non fosse la prima volta che avesse utilizzato uno stratagemma del genere: a Spoleto già una donna aveva denunciato il falso 007 che diceva di essere innamorato di lei e a cui aveva consegnato 4.000 euro, sparito in “missioni segrete” all’estero. Quando infatti non riusciva più a reggere il gioco, il Capitano Ombra veniva puntualmente coinvolto in operazioni top secret: uno stratagemma per far perdere le tracce e ricominciare a “lavorare” in altri territori. Oppure diceva di essere stato ferito. L’aggancio per entrare nel Chietino è ancora una volta una donna di qualche anno più grande di lui.

I due si incontrano in chat e lui le mostra documenti falsi, placche e tesserini per dimostrare di essere Bergamini, il Capitano Ombra, destinatario addirittura di un encomio da parte del ministro Alfano. Lei gli crede e lo introduce pure nella sua cerchia di amici. Lui millanta amicizie potenti tra magistrati, forze dell’ordine e uomini delle istituzioni, tutte conoscenze, dice, in grado di spianargli la strada per poter comprare beni all’asta nel tribunale della capitale, a partire da Rolex e Iphone. Ma per avviare l’affare chiede una provvigione minima, dell’ordine di 200 euro. Solo che poi le richieste si moltiplicano, con la scusa di “oliare” il meccanismo ed effettuare “regalie” per il curatore fallimentare o il giudice da ingraziarsi. A questo punto entra in scena anche il complice: Attilio Fagiani, 48 anni, anche lui della zona di Roma, ora ai domiciliari, che fingeva di essere un agente immobiliare molto in vista e rassicura al telefono sull’istruzione della pratica e sull’imminente arrivo di quanto richiesto. Tutto è filato liscio sino a quando qualcuno non si è insospettito e ha deciso di rivolgersi ai carabinieri. Quest’estate in tre, due uomini e una donna, si sono presentati in caserma dicendo di aver dato al Capitano Ombra circa 20 mila euro (la donna 10 mila euro e gli altri due 7 mila e 3 mila euro circa). Dalle denunce è partita l’indagine diretta dal pm Giancarlo Ciani che ha portato alle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Luca De Ninis per millantato credito, truffa e falso materiale nei confronti di Rizzo e Fagiani. Rizzo è stato arrestato a Roma, dove si intratteneva con una delle sue conoscenti. Fagiani in un bar di Ladispoli.