Chieti: ictus e tre infarti, poi si sveglia dal coma

Sviluppatore farmaceutico si sente male in casa: l’allarme lo dà il cane della vicina. Salvato dall’équipe di Neurologia

CHIETI. Di mestiere fa lo sviluppatore di farmaci. Ma non sono stati solo i farmaci a salvargli la vita, quanto la bravura e la professionalità dei medici che lo hanno preso in cura e gli hanno fatto riaprire gli occhi dopo quattro giorni di coma, quando le speranze di una ripresa erano ridotte al lumicino.

Quello del dottor Alessandro Allegrini, 43 anni originario dell’Aquila ma residente a Francavilla, è un nome noto nel settore. Lavora per grandi aziende e nella sera del 5 dicembre scorso tornava da Bologna dove era stato proprio per ragioni di lavoro. Nella notte tra il 5 e il 6 si trova da solo nella sua casa francavillese quando viene colpito da un ictus. Non riesce più a muoversi. Dalla sua bocca escono solo lamenti che difficilmente qualcuno sarebbe riuscito a sentire se non fosse stato per il cane della vicina di casa, un meticcio che improvvisamente ha iniziato ad agitarsi e ha in pratica trascinato la padrona di casa, la signora Giuliana Agostinone, davanti alla porta del dottor Allegrini.

La donna ha provato a suonare ma non avendo ricevuto risposta ha deciso di chiamare i vigili del fuoco, che hanno permesso l’accesso nell’abitazione. La signora Agostinone, infermiera all’ospedale di Ortona, si è resa subito conto della gravità della situazione.

Da quel momento Allegrini non ricorda più nulla. «Al Pronto soccorso di Chieti in pratica sono arrivato morto», racconta ora che ha recuperato quasi del tutto le sue funzioni. «Nel frattempo aveva avuto tre arresti cardiaci ed è solo grazie alla bravura dei medici e degli infermieri del 118, del Pronto soccorso e della Rianimazione se adesso sono vivo».

Incontriamo il dottor Allegrini nel suo letto d’ospedale del reparto neurologico. Nel raggiungere la sua stanza in fondo al corridoio del reparto si notano cinque malati alloggiati su barelle. Il reparto, inoltre, pare sia ancora afflitto dall’infestazione di legionella nelle tubature. La lotta al batterio dura da mesi. Il paziente però, dopo quattro giorni di coma da cui in pochi pensavano si svegliasse, vede solo le positività di questo sistema sanitario che gli ha salvato la vita. E vuole ringraziare tutti: dal primario del Pronto soccorso Maria Di Felice, al medico di turno Stefania Spadano, al primario della Rianimazione Daniela Albanese, ai medici della Rianimazione Giovanni Compagnoni e Giovanni Iovino e a quanti si sono prodigati per la risoluzione del caso.

Tra questi c’è una persona particolare: Alessandro Cardellini, un infermiere del reparto di Rianimazione che non poteva credere ai suoi occhi quando si è trovato di fronte, con l’esistenza appesa a un filo, il vecchio amico di gioventù che non aveva più rivisto da anni. I due erano stati compagni di scuola all’istituto superiore di Pratola Peligna. «Ho ritrovato un amico», dice l’infermiere, «certo era in gravissime condizioni. L’ictus che lo aveva colpito è stato molto forte ma per fortuna localizzato in una parte della testa dove non poteva compromettere seriamente le funzioni vitali. L’ictus era localizzato sul ponte, una struttura cranica di circa 3 centimetri, pericolosamente vicina ai centri vitali. Se si fosse allargato adesso non staremmo qui a parlare con lui come stiamo facendo ora».

Durante i quattro giorni di coma, Cardellini ha sempre vegliato sull’amico, continuando a parlargli, tanto che al risveglio questi ha chiesto di lui. «Non saprei spiegare», dice, «è come se avessi avvertito la sua presenza». ©RIPRODUZIONE RISERVATA