Dalle inchieste alla realtà

Chieti, il fiume esonda a due passi dal Megalò 3

Il Pescara rompe gli argini e allaga i terreni a due passi dall’area del centro commerciale al centro della doppia inchiesta, quella sulle Terre d’oro e l’altra che vede indagato per corruzione il sindaco teatino Di Primio

CHIETI. Il fiume Pescara esonda. Rompe gli argini e allaga i terreni a due passi dall’area del Megalò 3 al centro della doppia inchiesta, quella sulle Terre d’oro e l’altra che ha mandato in fibrillazione la politica teatina del centrodestra perché vede indagato, per corruzione, il sindaco che si ricandida, Umberto Di Primio. E con lui il segretario generale dell’Autorità dei Bacini, Michele Colistro e l’imprenditore Enzo Perilli che, in quella zona, voleva realizzare il complesso commerciale ribattezzato appunto Megalò 3. Ma le immagini del fiume che si “vendica” danno ragione alla procura aquilana, quindi alla Forestale, che indaga sul traffico illegale di terra proveniente da scavi, e alla Mobile di Pescara che si occupa dell’inchiesta bis sulle presunte tangenti. Le fotografie che pubblichiamo sono state scattate dal teatino Carlo B. e stanno facendo il giro del web. Il fiume ha rotto gli argini e, come accadde a novembre del 2013, ha allagato il parco fluviale e i campi circostanti. Allora, nel 2013, l’alluvione è stata imponente e devastante. Oggi i danni sono inferiori.

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Ma queste immagini dimostrano che il rischio è ancora altissimo: sarebbe bastata un’altra notte di pioggia per costringere la protezione civile interdire la zona. Se poi trasportiamo le foto-documento nell’ambito prettamente investigativo appare chiaro come i permessi a costruire, finiti sotto la lente d’ingrandimento della polizia pescarese, erano più che mai inopportuni. Per quei permessi, rilasciati a favore della società Akka di Perilli, sono finiti nei guai sia il sindaco Di Primio sia il funzionario regionale Colistro. Come si stanno difendendo i due indagati eccellenti dall’ipotesi di corruzione?

Il sindaco va in Tv e si lancia nella campagna elettorale. Usa la ricandidatura a sindaco come “arma” di difesa. L’ingegner Colistro che, da aprile del 2013, è a capo dell’Autorità dei Bacini, è invece ricorso al tribunale del riesame per chiedere il dissequestro di pc, carte e persino della Postepay su cui, dice l’accusa, sarebbe transitata la tangente di Perilli, che il gip gli ha sequestrato. Inoltre Colistro, alle 17,30 di giovedì scorso, ha incontrato il governatore, Luciano D’Alfonso, per concordare la via d’uscita migliore tra le dimissioni imposte dalla giunta regionale oppure decise dallo stesso professionista, ex direttore generale delle Infrastrutture, finito al centro dell’inchiesta della procura distrettuale aquilana. Non è stato un incontro segreto quello tra il funzionario indagato e il presidente della giunta regionale visto che lo stesso D’Alfonso lo ha pubblicizzato persino su Facebook oltre che sul sito istituzionale della Regione. Della serie: non si sa mai. Infine il legale rappresentante della ditta E. Co. Strade Srl di Chieti, Nadia Di Girolamo, fa notare che la sua azienda non c’entra nulla con la "E.Co.Strade Sas" di Emanuele Colanzi coinvolta nell'inchiesta "Terre d'Oro". Ne prendiamo atto e per dovere di cronaca lo precisiamo. E’ un caso di omonimia tra aziende ma l’Edilizia Costruzioni Strade Srl ha un soggetto giuridico ben diverso dall’altra società coinvolta nello scandalo.