Chieti, l’Ateneo punisce il senatore scomodo

Il sindacalista Goffredo De Carolis sospeso per tre mesi a partire da aprile. Il mondo accademico insorge

CHIETI. Con il vertice d'ateneo ancora sub iudice, in attesa che il tribunale si esprima sulla richiesta di interdizione per rettore e direttore generale, l'università D'Annunzio punisce il senatore accademico "scomodo". Il sindacalista e membro del Senato accademico, Goffredo De Carolis, è stato sospeso dal servizio per tre mesi. A partire da aprile sino a luglio.

Il procedimento disciplinare contro di lui è stato aperto dall'ufficio competente a causa di un duro intervento di De Carolis in Senato accademico. Nella seduta di inizio dicembre scorso, il senatore accademico aveva pronunciato un circostanziato intervento in cui difendeva gli interessi del personale amministrativo e tecnico (che lo aveva eletto in Senato quale proprio rappresentante), oggetto di decurtazioni salariali (dall'Ima alla necessità di recuperare ulteriori risorse) e sosteneva che lo stipendio del direttore generale Filippo Del Vecchio non era congruo. In sostanza, sosteneva De Carolis, mentre il direttore generale tagliava gli stipendi dei dipendenti, il suo stipendio era superiore a quello che gli sarebbe spettato. De Carolis aveva argomentato la propria tesi, citando fonti normative e cifre. Qualche giorno dopo, però, ha visto aprirsi il terzo procedimento disciplinare a suo carico.

SCOPPIA LA PROTESTA. Nel frattempo in università è scoppiata la protesta. Una dura nota congiunta delle segreterie nazionali di Cgil e Cisl è stata diramata a sostegno di De Carolis, che è anche sindacalista Cisal. La lettera sarà inviata anche al ministro dell’università Valeria Fedeli. Nella lettera si parla di «carattere intimidatorio e punitivo» del provvedimento contro De Carolis. Le due sigle nazionali annunciano infine di essere disponibili «per qualsiasi forma di protesta, denuncia e mobilitazione che i lavoratori e le lavoratrici della D’Annunzio vorranno intraprendere, compresa la costituzione di una cassa di solidarietà per garantire al collega le mensilità perse».

Resta infine ora da vedere se e come anche il corpo docente deciderà di prendere una posizione sulla vicenda.

I TAGLI AL PERSONALE. L’intervento incriminato si apre nella seduta del Senato accademico con De Carolis che ribadisce il suo ruolo nell’assise, accingendosi a fare una serie di considerazioni e richieste: «Colleghi senatori, data la funzione da me svolta in questo collegio quale rappresentante del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, il mio intervento si incentrerà sulle poste di bilancio relative alla gestione del personale, dovendo dare voce alla componente che rappresento». L’intervento continuava con le questioni del taglio dell’Ima (Indennità mensile di ateneo) e dei recuperi forzosi di somme e chiedeva chi avesse autorizzato il direttore generale ad azioni di questo tipo. In particolare, per i recuperi forzosi, De Carolis sosteneva che «non esiste né informazione né deliberazione autorizzatoria al recupero coattivo di somme nei confronti dei dipendenti».

IL DG «STRAPAGATO». A tutta questa situazione fa da contraltare quella dello stipendio del direttore generale che, secondo De Carolis, percepisce il 5% in più di quanto gli toccherebbe. E dunque, concludeva il senatore accademico: «Andrebbe iscritta a budget la voce di recupero delle somme erogate dal dottor Del Vecchio a partire dal 2012 per oltre 50 mila euro». Per Del Vecchio, invece, De Carolis si sbaglia.

LA DIFESA. Per arrivare a queste conclusioni, il senatore accademico si era riferito alla «letterale interpretazione dei decreti ministeriali del 23 maggio e del 21 luglio 2011 numero 315 che disciplinano la materia del trattamento economico dei direttori dell’università», come ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Leo Brocchi. La difesa, però, non si incentra solo nel merito delle contestazioni contro De Carolis, ma anche sulla loro legittimità di fondo. Nel senso che, spiega l’avvocato Brocchi, «il discorso di De Carolis è fatto nel pieno esercizio delle sue funzioni, quelle di un senatore accademico che parla in senato dei problemi dell’università. L’avvocato Brocchi ha subito annunciato il ricorso d’urgenza al tribunale del lavoro.

LE ACCUSE. Secondo l’Ufficio competente per i provvedimenti disciplinari, composto da Anna Scimone, Francescopaolo Febo e Antonio D’Antonio, De Carolis avrebbe violato una serie di regole comportamentali che un dipendente pubblico deve rispettare. Il dipendente pubblico non può nuocere all’immagine della pubblica amministrazione, deve astenersi da dichiarazioni pubbliche offensive.

LA DECISIONE DEL GIP. Nel frattempo è passato oltre un mese da quando, il 27 gennaio scorso, il rettore Carmine Di Ilio e il suo direttore generale sono stati interrogati per cinque ore dal giudice per le indagini preliminari Antonella Redaelli. L’interrogatorio si è svolto a causa della richiesta di interdizione avanza dal pm Giancarlo Ciani che sta indagando per abuso e falso (e per il solo rettore anche per violenza privata) a seguito di un esposto firmato dal professor Luigi Capasso, l’ex direttore del Museo universitario e membro del consiglio d’amministrazione della D’Annunzio silurato dal cda mentre guidava la contestazione interna contro Di Ilio e Del Vecchio.