Chieti, l'imprenditore sfrattato "Resto sulla ciminiera per protesta"

"Scenderò solo quando avrò la certezza che chi ha sbagliato paghi". Le notti al freddo non placano la rabbia di Walter Amico: l'imprenditore di Pescara che si è barricato su una ciminiera perché sfrattato dal suo capannone

CHIETI. «Da qui non mi muovo, è inutile mandare parenti e amici per tentare di convincermi. Scenderò solo quando avrò la certezza che chi ha sbagliato paghi». La prima notte al freddo non placa la rabbia dell’imprenditore Walter Amico che rischia di perdere capannone e lavoro. La protesta del titolare della Ipa group, azienda che produce mobili per negozi, è scattata lunedì mattina quando l’ufficiale giudiziario si è recato in via Piaggio per la notifica dell’ordinanza di sfratto dal capannone industriale. Il provvedimento al momento è stato sospeso, ma per Amico, 52 anni originario di Pescara, la battaglia continua.

Una storia complicata quella che ha spinto l’imprenditore a barricarsi sul palinsegna di 10 metri che avrebbe dovuto accogliere il logo della sua ditta. Un contenzioso con la Parco Paglia spa, proprietaria del sito industriale che si è trasformato in un intrigato caso giudiziario. Amico nel 2008 decise di comprare un capannone per la sua attività. Quello individuato però, secondo il suo racconto, necessitava di lavori di sistemazione così, nel frattempo, la Parco Paglia gli avrebbe concesso in comodato un’altra struttura più piccola. Conclusi i lavori la Spa gli avrebbe dato l’ok per il trasferimento e contestualmente chiesto di saldare il pagamento dell’acquisto.

Amico però si è rifiutato perché «i lavori promessi non erano stati completati». Il contenzioso è diventato così una causa dove in un primo momento i giudici gli hanno dato ragione bloccando lo sfratto. Il ricorso della Spa ha ribaltato la situazione. La Parco Paglia dal suo canto nega qualsiasi tipo di accordo con l’imprenditore accusandolo di occupare il capannone di mille letri quadri «senza averne titolo».

Dall’alto della sua postazione, sotto la pioggia battente, Amico continua a difendersi. Ringrazia Il Centro per l’attenzione mostrata verso il suo caso, e spara a zero sulla Spa ipotizzando «comportamenti spregiudicati e poco trasparenti» nei suoi confronti. «La Campo Paglia dichiara cose inesatte » sostiene «ho documenti che comprovano il loro solecito ad accelerare i lavori all’interno del capannone assegnato perché erano lenti. Il contratto preliminare prevedeva inoltre spese iniziali a mio carico da scorporare in seguito. Ho lavorato per due anni e nessuno è mai venuto a fermarmi perché abusivo. Voglio chiarezza» dice al telefono e avverte «mangio poco e non soffro il freddo. Sono un ex maratoneta e in queste condizioni posso resistere anche per 15 giorni». È determinato, pronto a passare un’altra nottata insonne a guardia del suo futuro.

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