Chieti, la Regione boccia l'atto aziendale Asl

L'Ufficio tecnico: pochi i tagli rispetto alle indicazioni di Chiodi

CHIETI. Una pioggia di tagli di reparti alla Asl Chieti-Lanciano-Vasto. Molti di più rispetto a quelli prodotti dalla vera e propria ghigliottina messa in funzione dal manager Francesco Zavattaro nell'Atto aziendale pubblicato a dicembre, il primo a essere inviato alla Regione. Atto che per ora subisce una sonora bocciatura per abbondanza di Unità operative complesse (Uoc), 54 contro le 36 prescritte dal commissario alla Sanità regionale Gianni Chiodi nelle Linee guida e nel Documento tecnico, le istruzioni inviate nel 2011 ai manager delle aziende sanitarie abruzzesi per la compilazione dei piani che devono contenere al massimo la spesa sanitaria. Dopo l'accorpamento delle due Asl teatine e la soppressione di tre piccoli ospedali, una doccia fredda sta per cadere sull'assistenza ospedaliera.

Il documento che imprime un giro di vite all'articolazione dei reparti negli ospedali superstiti è una nota dell'Ufficio attività di programmazione sanitaria, l'organo della Direzione politiche della salute della Regione con incarico di passare al microscopio gli atti aziendali delle Asl. Datato 9 gennaio e arrivato ieri sulla scrivania del manager, il documento stronca per il 30% la previsione dei reparti. Che con l'eccezione di una tipologia di unità, medicina riabilitativa, di cui la Asl ne istituisce solo una sulle due previste, sono in eccesso di 18 rispetto alla previsione del commissario. Riduzioni che non agiscono su aumenti di Uoc, del resto non contemplati dall'Atto firmato da Zavattaro, ma su reparti esistenti che andranno cancellati con un seguito di profonde riorganizzazioni all'interno di ogni specialità e servizio, cui seguirà una mappa rivoluzionata di primari e dirigenti.

Alla nota dell'ufficio della Regione di supporto tecnico all'attività del commissario seguirà presto, forse già oggi, un analogo scritto firmato da Chiodi e dalla subcommissaria Giovanna Baraldi, i destinatari del documento. Il tandem riporterà senza sconti i numeri dei tagli, come noto prescritti ai manager delle Asl senza possibili margini discrezionali. La mannaia colpisce reparti, servizi, l'unità di Direzione sanitaria di presidio ospedaliero (ne andrà soppressa una contro le due previste) e il Pronto soccorso, che da cinque Uoc passa a tre. Ne esce una sanità quasi dimezzata, dove per esempio vanno via due unità di oculistica su quattro, due di Cardiologia su sei, una di Chirurgia generale su sei e due di Radiologia su cinque. L'unico Centro trasfusionale sarà a Chieti, laddove l'Atto della Asl ne prevedeva in servizio un'altra tra Lanciano e Vasto, mentre non ci saranno quattro reparti di Ostetricia e Ginecologia ma tre, i punti nascita da dislocare negli ospedali principali.

La Direzione politiche della salute è rigorosa anche nelle osservazioni sulla nuova organizzazione della Asl. Si fa rilevare per esempio che l'Atto è carente nel sistema di valutazione dei dirigenti e non disciplina fra gli altri il volontariato, la comunicazione, la promozione dei progetti di ricerca e le professioni mediche come prevede la legge 42 del 1999. Il documento della struttura tecnica della Sanità abruzzese è tra le carte del complesso procedimento giudiziario promosso dal gruppo di centrosinistra di Guardiagrele con sette ricorsi a partire dal settembre del 2010 contro la chiusura del Santissima Immacolata.

«Qui l'ospedale guardiese è soltanto una parte della questione», spiega Simone Dal Pozzo, il consigliere di opposizione e avvocato che ha riunito nel gruppo nazionale della "Carta di Guardiagrele" la lotta ai tagli della sanità nelle 5 regioni commissariate. «Il documento, centrato sulle linee guida del commissario conseguenti alle delibere di Chiodi 5 e 15 che abbiamo impugnato in uno dei nostri ricorsi», prosegue, «non può non allarmare perché il deserto sanitario che l'atto aziendale aveva delineato è destinato ad inaridirsi ancor di più. La sentenza», riprende Dal Pozzo, «è inesorabile per le zone interne, quelle già penalizzate. Il documento conferma il fatto che i nostri timori, che guardavano alle sorti dell'intera sanità pubblica non erano infondati. Ed ecco che tutti i presidi ospedalieri del Chietino sono compromessi».

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