Chieti, quattro imputati per la morte di Valentina e Pierpaolo

Incidente mortale del 26 ottobre 2014: chiesto il processo per l'ingegner Cristini e altri tre dipendenti della Provincia. L'accusa: omicidio colposo dei due fratelli, il guard rail inadeguato causò la tragedia

CHIETI. Se ci fosse stato un adeguato guardrail, oggi Pierpaolo e Valentina Timperio sarebbero vivi. Siamo di fronte ad una svolta riguardo alla vicenda dei due fratelli di Miglianico, 27 anni lui e 23 lei, che all'alba di quel maledetto 26 ottobre 2014 precipitarono con la loro Fiat 500 nel fiume Foro, all'altezza di un piccolo ponte sul corso d'acqua lungo la provinciale 33 nei pressi della bretella vicino al golf club di Miglianico. Dopo le perizie tecniche che hanno dimostrato come non furono un colpo di sonno o la velocità a spezzare le vite dei due giovani di ritorno da un sabato sera di lavoro nel bar Italians di Chieti Scalo, l'attenzione si è spostata su quattro dipendenti della Provincia di Chieti che, per i propri rispettivi ruoli all'interno dell’ente, rischiano di essere processati per omicidio «in cooperazione colposa tra loro».

GLI IMPUTATI. Il pubblico ministero Giancarlo Ciani ha chiesto infatti il rinvio a giudizio di quattro persone. Un nome su tutti, quello di spicco, è dell'ingegner Carlo Cristini, 61 anni, dirigente del settore viabilità della Provincia, difeso dall'avvocato Alessandro De Juliis. I legali Domenico Scazzariello e Agostino Chieffo assistono Pasqualino Scazzariello, 53 anni, di Lanciano, coordinatore della manutenzione stradale. C'è poi Antonio Di Valerio, 62enne di Serramonacesca, responsabile del distretto, assistito dall'avvocato Martina Primiterra. Il quarto nome è quello di Raffaele Troiani, francavillese di 60 anni, coordinatore della vigilanza delle strade. Lo difende Roberto Serafini.

«C'È STATA NEGLIGENZA». Lo sostiene il pm nella sua richiesta di rinvio a giudizio verso i quattro dipendenti della Provincia di Chieti. Questo perché «omettevano, pur in presenza di lavori già eseguiti sul tratto stradale che attraversa il fiume Foro lungo la Sp 33, denominata "variante Tollo-Miglianico", di adeguare le barriere di sicurezza stradale presenti sul ponte, barriere assolutamente inadeguate al contenimento di possibili urti derivati da collisione con veicoli» scrive il sostituto procuratore Ciani. Pertanto Valentina e Pierpaolo, «pur procedendo ad una velocità adeguata», per cause ancora sconosciute persero il controllo del mezzo e finirono nel fiume. Ma quella barriera anti urto che avrebbe dovuto proteggerli dalla morte era «assolutamente inadeguata e realizzata senza alcun rispetto della buona tecnica e della realizzazione secondo arte». Ed è questa secondo il pubblico ministero la causa «determinante» l'evento che ha portato alla morte dei due fratelli, «tenuto conto che una barriera di adeguata sicurezza montata a regola d'arte avrebbe contenuto l'urto del veicolo evitando la precipitazione dello stesso nel fiume». Ad avvalorare tale tesi vi sono le consulenze tecniche dell'ingegnere Gianfranco Di Giovanni e di Davide Ortolani, portate dal pm come fonti di prova.

L'UDIENZA PRELIMINARE. A seguito della richiesta di rinvio a giudizio depositata in cancelleria, il gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha fissato l'udienza preliminare per il giorno 11 maggio, alle 9,30. Sarà un momento importante, che potrebbe dare inizio ad un nuovo capitolo di questa tragica vicenda che ha distrutto non solo una famiglia, ma l'intera comunità di Miglianico. I due giovani stavano tornando a casa dopo il lavoro nel loro locale di viale Abruzzo a Chieti Scalo. Erano le 5 del mattino circa. Alla guida c'era la 23enne. L'auto uscì di strada, volò nel vuoto, si schiantò contro un albero e precipitò nel fiume. Fu una tragedia dopia. Ora però i genitori di Pierpaolo e Valentina vogliono che sia fatta definitivamente giustizia, in particolare il padre. Lo scorso ottobre proprio il papà dei due giovani deceduti in quel terribile incidente stradale, Nando Timperio, architetto noto e stimato, attraverso le pagine del Centro chiedeva: «Quanto tempo deve passare per avere giustizia?».

Il suo timore era che si potesse viaggiare verso la prescrizione, «il che sarebbe un'ingiustizia verso tutti i familiari, gli amici e quelle persone, vi garantisco tantissime, che hanno pianto la morte dei due ragazzi» aggiungeva. «Come padre mi sento in dovere di difendere e fare chiarezza in memoria di Pierpaolo e Valentina».

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