Chieti, scoprono in ritardo l'embolia ma ora pretendono il ticket

La Asl fa pagare al paziente la malasanità: rischiò di morire per un’embolia non scoperta subito, ma otto anni dopo riceve una lettera con cui gli chiedono 36 euro di ticket

CHIETI. Gli impongono di pagare il ticket anche per la malasanità. La storia di N.M., 52 anni, di Arielli, è un paradosso. E’ come dover pagare il conto al ristorante dopo essersi sentito male. Ma in questo caso non si tratta di un semplice mal di pancia perché, otto anni fa, N.M. rischiò davvero di morire per un errore di diagnosi.

Si presentò al policlinico di Chieti con un dolore lancinante ad una gamba. Lo visitarono e lo rimandarono a casa. «Torni domani», gli dissero. Ma quel dolore, acuto e insopportabile, era un’embolia. Se ne accorsero solo 24 ore dopo. Ci mancò poco, anzi pochissimo a che, durante la notte, il 52enne non ci rimettesse la vita. Ma dopo otto anni, la Asl di Chieti gli chiede il conto per quella dignosi arrivata in ritardo.

E’ un artigiano della provincia di Chieti, N.M.. Immaginate l’espressione del suo volto quando, da paziente scampato alla morte nel 2008, ha ricevuto una lettera, nel 2016, con cui la sanità pubblica lo diffida a pagare 36 euro e 15 centesimi per la prestazione medica ricevuta quel maledetto giorno di otto anni fa che gli ha anche lasciato segni indelebili sul fisico. «Se allora il mio assistito aveva deciso di metterci una pietra sopra ora è diventata una questione di principio. Ha deciso di non pagare il ticket. Sarà lui invece a chiedere il risarcimento alla Asl perché dopo il danno non può subire anche la beffa». Così dice, con determinazione, l’avvocato Vittorio Ruggieri, responsabile del Codacons della provincia di Chieti. E’ lo stesso legale che sta curando i ricorsi civili contro la ex Carichieti per presunta truffa ai danni degli obbligazionisti subordinati. Ma tra le banche e la sanità il passo diventa breve quando si parla di cittadini beffati.

Torniamo al 2008, quando N.M. viene rimandato a casa con un’embolia in corso. E a casa l’artigiano quasi sviene dal dolore. Trascorre una notte da incubo, chiede aiuto ai familiari mentre attende che sorga sole. Ce la fa, e il giorno dopo si ripresenta all’ospedale a Chieti dove (finalmente) i medici capiscono la gravità del suo caso e intervengono immediatamente. Di fatto, ma sul filo di lana, salvano la vita all’uomo di 52 anni che, per questo motivo, decide allora di rinunciare alla richiesta di danni alla Asl. Ma dover pagare il ticket per quella prestazione medica è troppo.

«Era quasi in fin di vita», riprende il legale che difende i consumatori. Il Codacons sta già aiutando questo utente. Ha trasmesso la documentazione sanitaria a un medico legale di Ancona, Andrea Mancini. Dirà lui se ci furono ritardi di diagnosi e ricovero. Poi partirà la richiesta di danni.