Chieti, si trafigge il cuore mentre disossa un prosciutto: salvato 

La tempestività dei soccorsi e la bravura dell'equipe di Cardiochirurgia salvano la vita a un operaio di 30 anni che lavora in una ditta di carni di Treglio

CHIETI. Si trafigge il cuore con una coltellata mentre è al lavoro. Ma la tempestività dei soccorsi e la bravura della cardiochirurgia teatina gli salvano la vita.
La vittima è un operaio tunisino di 30 anni che lavora in una ditta di carni di Treglio. L’operaio sta lavorando al turno di notte quando si sarebbe accoltellato da solo mentre stava dissossando un pezzo di carne.
Del caso sono stati interessati anche gli ispettori del lavoro. Sul posto sono inoltre intervenuti i carabinieri della Compagnia di Ortona. A stare ai riscontri dell’Arma, sembra che il ragazzo avesse indossato lo specifico grembiule metallico di protezione che, se indossato correttamente, avrebbe dovuto evitare un incidente del genere. È possibile, ma il dettaglio è ancora oggetto di verifiche, che il grembiule fosse stato indossato un po’ sceso sul davanti. Il ragazzo stava utilizzando un coltello con lama di 12 centimetri. Si tratta di uno di quei coltelli, non molto grandi ma molto taglienti, che si usano per lavorare le carni in prossimità degli ossi. Stava disossando un prosciutto, ma probabilmente lo stava facendo con una manovra errata, vale a dire dirigendo la lama verso il corpo, operazione che un macellaio esperto sa di dover sempre evitare. Lunedì prossimo i carabinieri riferiranno in procura su quanto hanno potuto rilevare.
L’incidente sul lavoro è avvenuto poco prima delle ore 2 nella notte tra venerdì e sabato. L’ambulanza del 118 di Chieti è arrivata subito sul posto e gli operatori, accertata la gravità del caso, hanno deciso di non portare il giovane a Lanciano, com’è prassi in questi casi visto che Treglio è a un passo dal capoluogo frentano, ma di trasportarlo direttamente a Chieti dove c’è il centro di riferimento per la cardiochirurgia. Una decisione che probabilmente ha salvato la vita al giovane.
E infatti, arrivato in pronto soccorso a Chieti, la sospetta ferita al cuore viene subito diagnosticata e viene messa in moto, altrettanto celermente, la macchina del centro d’eccellenza cardiochirurgico diretto dal professor Gabriele Di Giammarco.
L’equipe cardiochirurgica si mette al lavoro nella notte e l’operaio viene operato d’urgenza.
«In casi come questi», dice il professor Di Giammarco, «quello che conta è la tempestività».
Il delicato intervento chirurgico è riuscito e ieri mattina il paziente era già sveglio. «La prognosi è ancora riservata», precisa il cardiochirurgo, «ma le condizioni sono stabili e in costante miglioramento». Se il delicato intervento è riuscito, aggiunge Di Giammarco, «non è solo grazie alla Cardiochirurgia teatina, perché ad aver dimostrato di saper funzionare è stato tutto il sistema sanitario teatino, che ha messo in campo le scelte più giuste per poter salvare il ragazzo».
A Di Giammarco arrivano da Roma anche i complimenti del professor Lucio Achille Gaspari, figlio dell’ex ministro Remo Gaspari e, soprattutto, chirurgo e professore universitario che all’ospedale di Chieti ha operato dal 1986 al 1992. Da esperto di storia della medicina, ha ricordato come «il primo caso al mondo di paziente sopravvissuto per una pugnalata al cuore fu nel 1887, grazie al chirurgo abruzzese Antonelli che lavorava all’ospedale Santo Spirito di Roma». Altre fonti storiografiche citano, invece, il caso di un’operazione riuscita ad opera di un chirurgo tedesco nel 1886. Non vi è dubbio comunque che la ferita al cuore, evocativa di epoche ottocentesche in cui era molto frequente, fosse considerata in passato una condanna a morte. Ora non è più così, soprattutto se viene diagnosticata e trattata in maniera tempestiva. Come è avvenuto nel caso del ragazzo per il quale la diagnosi non era affatto semplice né scontata.
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