Chieti: soldi e farmaci, spuntano altri 16 indagati nel caso del neonatologo Sabatino

Si allarga l’inchiesta sul primario arrestato: dalle intercettazioni dei Nas i nomi di famosi primari abruzzesi

CHIETI. L’ipotesi d’accusa è tangenti e sponsor in cambio di prescrizioni di farmaci come latte in polvere o vitamine: sono sedici i nuovi indagati. Si allarga a macchia d’olio uno dei due filoni dell’inchiesta partita dal primario di Neonatologia del policlinico di Chieti, Giuseppe Sabatino, 64 anni, agli arresti in casa per molestie sessuali sul mamme dei neonati e corruzione in concorso con informatori medici della Mellin e della Dicofarm. Naturalmente sono accuse presunte così come nessuno dei nuovi iscritti nel registro della procura è colpevole di reati.

Anzi, è un atto dovuto dopo che i loro nomi sono stati intercettati dai carabinieri del Nas che tenevano sotto controllo i telefoni degli informatori medici arrestati Marco D’Errico, di Lecce, Luigi Leccese, di Pescara, Gabriele Bellia, del Milanese e Antonio De Panfilis, anch’egli pescarese. Tra i nuovi indagati spuntano così nove medici, alcuni molto noti in Abruzzo. Ecco l’elenco: Paolo Calafiore (Giulianova), Mario Di Pietro (primario ad Atri), Gaetano Silvestre (responsabile di fisioterapia respiratoria allo Spirito Santo di Pescara), Giuseppina Brandimarte (Pescara), Valerio Flacco (direttore di pediatria a Lanciano) e, da fuori regione, Gian Giuseppe Russo (pediatra di Taranto), Ruggero Francavilla e Addolarata Zaccaro (pediatri di Bari), Giuseppe La Padula (Melfi). A questi si aggiungono gli informatori medici Bellia, Alessandra Russi, Adele Miani, Antonio Pagliara, Roberto Castelli, Sabino Rinella e De Panfilis.

Ma le loro posizioni vanno vagliate, caso per caso, sia per le sponsorizzazioni di convegni sia per donazioni alle Onlus, in entrambi i casi da parte di rappresentanti delle case farmaceutiche Dicofarm e Mellin. Se però l’inchiesta dovesse allargarsi alle altre case di farmaci c’è chi presagisce un terremoto nel mondo medico. «Il fenomeno corruttivo emerso dalle indagini coinvolge il sistema sanitario nazionale in larga scala, essendo emersi rapporti di natura illecita in plurimi presidi ospedalieri operanti in diverse regioni italiane», scrive infatti il gip, Paolo Di Geronimo, nell’ordine di arresto di Sabatino. Prima di questa conclusione, il giudice afferma anche: «Il ricorso alla promessa e dazione di somme o altre utilità con finalità corruttive è uno strumento radicato nell’attività svolta dai rappresentanti delle case farmaceutiche», che il gip arriva a definire «una politica d’impresa» che avverrebbe «mediante l’elargizione di somme di denaro per le Onlus, vantaggi di natura patrimoniale, viaggi e soggiorni turistici, e contributi per l’organizzazione di convegni solo apparentemente conformi alla normativa di settore». Non sempre però è reato: «L’articolo 124 del decreto legislativo 219/2006 disciplina, in maniera puntuale, la contribuzione erogata dalle imprese farmaceutiche in occasione di convegni, prescrivendo in primo luogo che la contribuzione sia comunicata all’Aifa (agenzia italiana del farmaco) almeno 60 giorni prima dell’evento».

L’indagine sui 16 nuovi indagati punta a stabilire chi ha rispettato la legge, e chi invece l’ha violata. Ciascuno dei medici e primari coinvolti può uscire a testa alta dall’inchiesta su mazzette, sponsor e viaggi per prescrivere farmaci.