Chieti Solidale, il Pd chiede che siano tagliate le indennità

Il sindaco: l'assessore D'Ingiullo sta già preparando la delibera da portare in aula

CHIETI. Taglio alle indennità del componenti del consiglio di amministrazione di Chieti Solidale per liberare circa 75 mila euro da reinvestire magari nel sociale, a corto di finanziamenti statali e regionali. Enrico Iacobitti presenta un ordine del giorno. Il segretario cittadino del Pd vuole impegnare giunta e sindaco Umberto Di Primio ad applicare la legge nazionale che prevede il taglio. Iacobitti torna così all'attacco dopo che ad aprile scorso la minoranza in consiglio comunale aveva già scritto al sindaco e all'amministrazione per vedere applicata la norma e lui stesso, alla fine di ottobre, attraverso Il Centro era tornato a sollecitare la decisione sui 5 membri del consiglio di amministrazione dell'Azienda speciale multiservizi del Comune, che si occupa di sociale e farmacie.

«L'assessore D'Ingiullo», dice il sindaco, «sta preparando la delibera da portare in consiglio». «Abbiamo comunque sospeso l'erogazione dei compensi da novembre», aggiunge Giuseppe Melchiorre, presidente del cda di Chieti Solidale, «in attesa di una decisione definitiva del consiglio comunale sui nostri compensi, così come previsto dallo statuto dell'azienda».

Per Iacobitti l'autosospensione degli stipendi non è sufficiente. «La legge dello Stato c'è», osserva, «e va semplicemente applicata». La norma in questione è la 122 del 30 luglio 2010 che prevede la partecipazione onorifica agli organi collegiali, anche di amministrazione degli enti, che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche. Al massimo ci può essere un rimborso spese o gettoni di presenza non superiori ai 30 euro.

«Il taglio delle indennità al Cda di Chieti Solidale» osserva Enrico Iacobitti, «comporterebbe un risparmio di circa 75mila euro l'anno. E' assurdo che Di Primio non si affretti a recuperare somme di denaro pubblico da destinare, ad esempio, ai servizi sociali. Dice di voler razionalizzare la spesa intervenendo sui compensi ai consiglieri o sui lavori delle commissioni consiliari e poi ritarda nell'applicare ciò che prevede una norma nazionale». (s.b.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA