«Città in mutande, basta spoliazioni»

Consiglieri uniti: stufi degli scippi di enti, la Asl deve rimanere teatina

CHIETI. «Chieti rimanere in mutande. Basta subire scippi, ci hanno preso la Banca D'Italia, l'Università, vogliono la Asl. Ci hanno rotto le scatole. Cari colleghi è l'ora dell'orgoglio teatino». Raffaele Di Felice, consigliere del centrodestra infiamma l'Aula in difesa della «teatinità».

Argomento che appassiona centrodestra e centrosinistra, che ieri durante il Consiglio comunale si sono uniti in difesa della città, «contro chi vuole isolarla a favore di paesetti come Lanciano e Vasto». Per la prima volta l'Aula parla all'unisono contro «chi calpesta la dignità di una città millenaria che dettava legge». A innescare questo improvviso scoppio di campanilismo è il consigliere Enrico Bucci, del gruppo «Giustizia Sociale» che solleva con un Ordine del giorno un problema che innervosisce molto la classe politica e burocratica cittadina: «Chieti perderà il capoluogho? Ci toglieranno la sede Asl? Stanno accadendo cose per le quali rovescerei i tavoli», esordisce Bucci con la voce che gli si strozza in gola.

Il capogruppo del Pd, Alessio Di Iorio superando gli steccati ammette: «ci troviamo d'accordo con Bucci. Non è possibile che la Asl ci preferisca a qualche paesetto». Liberato Aceto di «Uniti per Chieti», rilancia con altre accuse «avete visto? Ora la dicitura è addirittura: la Asl di Lanciano, Vasto e Chieti. Anzi le riunioni si tengono a Lanciano».  L'Aula trabocca di sospetti. Bucci rivela un dubbio ancora più pesante: «c'è un tentativo miserveole», scandisce con voce solenne e amara, «di togliere a Chieti il capoluogo. Impediamolo».

Tutti si rivolgono al sindaco Umberto Di Primio che ascolta un poco sorpreso. A lui rivolgono appelli e preghiere affinchè «riconsegni alla città, quel ruolo di prestigio e peso». L'Odg di Bucci raccoglie l'unanimità.  Fila liscio anche il dibattito e le critiche sui disservizi Asl, «leggiamo che vogliono chiudere geriatria», racconta Bassan El Zohbi dell'Idv, «un'assurdità. Non possiamo permetterlo». Così come Silvio Tavoletta del Pdl che chiede un salto di qualità, «Dobbiamo puntare su una Asl che eviti sprechi, che si occupi dei problemi delle persone che offra servizi e non liste di attesa». 

Che il clima non fosse di contrapposizione, complice il caldo, lo si è capito anche dalla decisione del centrodestra di ritirare l'ordine del giorno del capogruppo Vincenzo Ginefra che, seppure indirettamente, poneva la città come area dove effettuare «ricerca e sviluppo di fonti energetiche alternative al fossile», progetto che per il centrosinistra significa «Chieti città nucleare».  L'idea di ritirare l'emendamento è dell'Udc, del capogruppo Alessandro Giardinelli per evitare, scrive: «un campo di battaglia strumentale». La marcia indietro delude un poco un Pd pronto alla polemica. 

Il dibattito sull'argomento infatti era partito con un colpo di teatro del giovane consigliere Pd Alessandro Marzoli che improvvissamente ferma i lavori del Consiglio, indossa una maschera e un corpetto di sicurezza, poi solleva un bidone con un logo giallo simbolo di «radiazioni nucleari», e spiega ad alta voce: «attenti sto per consegnare un regalo al capogruppo Ginefra, operazione altamente pericolosa».  Marzoli così truccato si dirige verso il capogruppo Pdl Ginefra che lo attende sorridente è pronto a stringergli la mano.

La scena si svolge sotto gli occhi degli assessori, del presidente del Consiglio Marcello Michetti e del sindaco Di Primio che sbalordito in un gesto di finta disperazione si porta la mano sulla fronte e sugli occhi in attesa della fine dello show. Il ritiro dell'Odg segna una vittoria del centrosinistra e delle 34 associazioni cittadine schierate contro i propositi della giunta.  Una dispusta politica vecchio stile c'è ed è quella sorta tra il capogruppo di Rifondazione, Riccardo Di Gregorio e l'assessore Pdl Mario Colantonio.

Il primo ricorda l'aggressione subita di recente dai ragazzi dell'associazione «Free Speech» durante un cineforum. Di Gregorio la imputa al clima politico di contrapposizione innescato dalla destra, «fatto», per Rifondazione, «che va chiarito e condannato». L'assessore Colantonio nel ripercorrere le «ragazzate» della sua gioventù, replica: «io passavo per uno che picchiava, ma non è così. Salvo», riferisce, «quando da Pescara venivano a molestare le ragazze di Chieti. Allora sì che menavo».

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