I sindaci: basta tagli dal governo, non riusciamo più a garantire scuolabus e servizi sociali

Comuni montani, appello al prefetto «Bilanci in rosso, paesi senza futuro»

CHIETI. Spopolamento, la chiusura delle scuole, i servizi essenziali concessi con maggiore fatica, i bilanci in rosso. E' lo scenario presentato ieri mattina da una delegazione di sindaci delle aree montane del chietino, al prefetto Vincenzo Greco. Le scuole stanno scomparendo e i Comuni non hanno i soldi per garantire il trasporto in bussetto. 

Le farmacie chiudono e i trasporti pubblici si riducono al minimo. Le ultime disposizioni vogliono le comunità montane abruzzesi passare da un numero di 19 a 11, quelle del chietino da 6 a 3, e i comuni montani della provincia da 45 a 20. Con loro scompariranno, secondo i sindaci, molti servizi comunali.

La mobilitazione di ieri si è svolta sulla scia di un movimento nazionale dell'Uncem, Unione nazionale dei Comuni, Comunità ed enti montani, che ha visto delegazioni di sindaci e amministratori di centri montani nelle sedi delle diverse prefetture italiane per consegnare, come a Chieti un documento che riassume le difficoltà vissute. 

Al presidente della Regione Chiodi, poi, l'Uncem propone come commissari delle comunità montane, nelle more del piano di riordino, gli attuali presidenti di queste realtà, senza compensi o spese.  «E' un momento molto triste», dice Antonio Innaurato, vice presidente regionale dell'Uncem, «vecchie povertà si uniscono alle nuove e compare nei nostri territori la microcriminalità, che prima non c'era.

Il Governo parla di riordino degli enti locali e fa una manovra economica che taglia le risorse. I nostri bilanci sono in serio affanno, non vedo come potremo continuare a garantire i servizi».  All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Roccascalegna, Nicola Travaglini, di Torricella Peligna, Tiziano Teti, il vicesindaco di Altino, Tino Bellissario, il primo cittadino di Casoli, Sergio De Luca, di Palena, Domenico Parente, di Roccamontepiano, Adamo Carulli e di Taranta Peligna, Marcello Di Martino.

C'era anche il presidente della comunità montana del Medio Sangro-zona R - Quadri, Maurizio Bucci. «E' sbagliato il federalismo che si fa pagare alla gente», afferma il sindaco di Pizzoferrato, Nicola Tarantini, «si applichino le leggi che ci sono, come la 97/94, che prevede incentivi per le abitazioni montane e il concordato fiscale per le imprese che vengono nei nostri territori.

Oggi, invece, ci vogliono togliere anche i canoni idrici, che significano fino al 20 per cento delle nostre entrate».  Antonio Tamburrino, sindaco di Montenerodomo, si commuove. Sta elencando al prefetto tutti i disagi, l'assenza in bilancio regionale persino di fondi utili ad acquistare nuovi bussetti per portare i bimbi a scuola, e la voce si strozza in gola. Riesce a dire solo: «Forse dobbiamo andare via dalla nostra montagna».

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