Contrade senz’acqua il comitato civico adesso chiede i danni

Doppia azione legale in difesa degli utenti del servizio «Disagi patiti e quote non restituite dopo il referendum»

LANCIANO. Il comitato “Acqua bene comune” intraprende una duplice azione legale in difesa dei cittadini dopo l’emergenza acqua scoppiata in questi giorni. La prima prevede un eventuale risarcimento danni da parte della Sasi, gestore del servizio idrico, per i disagi subiti in particolare dai residenti delle contrade a sud di Lanciano, perché rimasti senz’acqua da mesi, spesso dalle 14,30 del pomeriggio. La seconda è una vera class action, che coinvolge tutti i cittadini, per recuperare le somme «indebitamente riscosse dalla Sasi dal luglio 2011 sulla remunerazione del capitale investivo ed eliminate con il referendum dello scorso anno» che incidono per il 6,53% sul costo della bolletta.

Un’azione dura, decisa dopo i disagi subiti dalle contrade di Rizzacorno, Fontanelle, Villa Elce, Villa Pasquini, Villa Andreoli, Re di Coppe e Sant’Onofrio rimaste per tre giorni all’asciutto in seguito alla rottura della condotta del Verde, dopo che da mesi subiscono razionamenti continui.

«L’esasperazione della gente dimostra quanto le inefficienze nella distribuzione dell’acqua sia diventata insostenibile», afferma Ines Palena, referente locale del comitato “Acqua Bene Comune”, «non si tratta infatti solo dell’emergenza di questi giorni, ma di una situazione che si protrae da anni. In Abruzzo di acqua ce n’è in abbondanza, la verità è che sono le reti idriche a perdere il 50% del bene. Per questo il comitato verificherà la possibilità di esercitare azioni giudiziarie a tutela dei cittadini che hanno subito i disagi per l'interruzione del servizio». Perdite enormi che, secondo il comitato, potevano essere evitate se fossero stati fatti gli investimenti programmati nel precedente Piano d’ambito.

Una situazione disastrosa di cui, secondo il comitato, sono responsabili anche sindaci, in quanto soci dell’Isi srl e della Sasi spa, rispettivamente società del patrimonio e società della gestione. Ma in tribunale il comitato vuole trascinare anche la Sasi per la indebita riscossione in bolletta della remunerazione del capitale.

«Il Piano d’ambito 2010-2032 ha già rincarato le tariffe da 1,25 euro al metro cubo a 1,36 euro», aggiunge Amanda De Menna, referente regionale del comitato, «e su queste la Sasi percepisce anche un 7 per cento in più, che è la quota relativa alla remunerazione del capitale abolita da un anno. Il Comitato ha intrapreso una class action, per restituire ai cittadini le somme trattenute senza titolo dalla Sasi».

Teresa Di Rocco

©RIPRODUZIONE RISERVATA