Convocata per avere l’Adi ma la paziente è già morta

La comunicazione dell’Asl arriva tardi. È il terzo caso tra le 16 persone in attesa Senza fisioterapia domiciliare la donna era stata ricoverata in una clinica privata

LANCIANO. “Volevamo informala che domattina sua madre può fare la visita di controllo per l’Adi”. “Grazie ma mia madre è morta 13 giorni fa”. È la telefonata intercorsa alcuni giorni fa tra il distretto sanitario di Lanciano e A.D.M., figlio di una paziente che era in Adi, l’assistenza domiciliare integrata, ma che dopo la sospensione delle cure a marzo ha visto peggiorare la sue condizioni di salute che l’hanno portata a un ricovero in una clinica privata per la fisioterapia. Dopo il ricovero è continuata a star male e il 7 agosto scorso è deceduta.

«Il caso di mia madre è emblematico: lei aveva bisogno delle cure Adi, non era una scroccona della sanità», dice affranto il figlio. «Vedendo l’articolo di oggi (ieri per chi legge, ndc) del Centro sul caso dei due anziani a cui la Asl aveva sospeso l’assistenza domiciliare e che, dopo l’esposto in Procura, l’hanno riottenuta anche se non potevano usufruirne perché sono morte, ho subito ripensato a mia madre. Certo, non si può dire che si muore per non aver avuto più l’Adi, ma si può affermare con certezza che quelle persone che del servizio avevano bisogno e che per mesi sono rimaste senza, hanno visto aggravare le condizioni di salute. Mia madre è una di queste».

A.D.M. racconta che la donna aveva come patologia primaria il Parkinson e che usufruiva dell’Adi, in particolare della fisioterapia, per due volte a settimana. A febbraio è iniziata la rimodulazione del servizio da parte del distretto sanitario con la sospensione dell’Adi ai 1.115 pazienti che ne usufruivano e la conseguente cancellazione di 785 utenti in cura perché non ne avevano diritto. Anche la signora è rimasta senza assistenza.

«La fisioterapia è stata sospesa il 28 febbraio», racconta il figlio, «a fine marzo mia madre si è bloccata. Il neurologo ha subito detto che aveva bisogno della fisioterapia e l’abbiamo portata in una clinica. Due mesi di cure e ne è riuscita con tre piaghe da decubito. La chiamata per la prima visita dal distretto per l’Adi è arrivata ad aprile ma era ricoverata. L’hanno visitata a fine giugno e la neurologa ha detto che il servizio le veniva ridato. Poi ho dovuto fare le richieste per il lettino e la carrozzina per le persone con le piaghe e per averle mia madre doveva fare una nuova visita. Purtroppo non ha fatto in tempo».

Teresa Di Rocco

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