Chieti

Crac da tre milioni, a giudizio Luciano Bellia

L'ex manager della Sidermetalli sarà processato con altri cinque imputati. Puntava alla villa da sogno in Sicilia che tentò di acquistare perfino Silvio Berlusconi e poi auto da capogiro, Audi e Lamborghini, e yacht da favola

CHIETI. Una villa da sogno in Sicilia che tentò di acquistare perfino Silvio Berlusconi e poi auto da capogiro, Audi e Lamborghini, e yacht fiabeschi. Movimentazioni bancarie sospette, ingenti somme che facevano giri strani, dalla Russia alle Isole Vergini Britanniche, per poi venir incassati da imprenditori per finalità estranee all'esercizio d’impresa. Tutto girava intorno a un noto imprenditore teatino, Luciano Bellia, e al fallimento della sua azienda, la Sidermetalli. E’ quanto salta fuori dal fascicolo della Procura teatina ieri all’attenzione del gup Antonella Redaelli, che ha accolto la richiesta del pm Marika Ponziani e disposto il rinvio a giudizio per Bellia, 46 anni di Chieti difeso dall’avvocato Francesco Felaco, e per altre cinque persone. Si tratta di Irina Sedova, 42 anni di origine russa, stretta collaboratrice di Bellia, assistita da Andrea Di Lizio, Giuseppe D’Alessandro, 76 anni di Chieti, amministratore della Krizia srl che si occupava della fatturazione per le imprese di Bellia, difeso da Emanuele Iezzi, Luciano Gallo, 56 anni di Rosciano assistito da Vittorio Supino, amministratore di una società di grafica, anche questa in rapporti con Bellia, Gianmarco Pipia, 41 anni di Lanciano, difeso da Emiliano Paolucci, amministratore di un’altra società legata alla Sidermetalli, la Hamilton, e, infine, Monica Piersanti, quarantacinquenne moglie di Bellia, assistita come il marito da Felaco. La prima udienza davanti al tribunale collegiale presieduto da Geremia Spiniello si terrà il 9 luglio. I sei devono rispondere a vario titolo di riciclaggio, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, ricettazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Avrebbero distratto somme di denaro per circa 3 milioni di euro. Ad insospettire i finanzieri che hanno condotto le indagini per conto della Procura teatina, sono stati movimenti di denaro superiori al profilo economico-finanziario dell'attività. La villa che faceva gola a Berlusconi, che voleva regalarla alla ex moglie Veronica Lario, si trova immersa nel verde affacciata sul mare blu di Taormina. Si chiama villa Mufarbi e i suoi 950 metri quadrati al piano terra, 1.500 al primo e 80 al secondo, vengono descritti come una sorta di museo di stile moresco, colonne tortili provenienti dalla Spagna, marmi pregiati, e persino un eliporto a disposizione. L’ex premier stava per acquistarla nel 2009, ma saltò tutto pare a causa dei problemi con l’ex moglie ai tempi dell’affaire Noemi. La Sidermetalli di Bellia se ne occupa perché l’azienda non lavorava solo con il recupero di materiale ferroso ma anche come intermediatore immobiliare. Dopo l’affare sfumato con Berlusconi, Sidermetalli tentò di venderla a due facoltosi russi, affare poi saltato, ma è per questo motivo che arrivano sui conti di due banche abruzzesi, Serfina e Bcc Sangro Teatina, 2 milioni e 947 mila euro, come preliminare di compravendita. Gran parte della somma, però, venne, secondo l’accusa, distratta, dissipata e occultata attraverso una serie di prelievi tramite assegni in favore della Sidermetalli, della Sedova e di un altro russo, estraneo alle indagini.