D’Annunzio, 391 euro all’anno in più  di tasse

Non possono superare il 20 per cento del contributo statale Il direttore Del Vecchio: «Nessun aumento da 10 anni»

PESCARA. Tasse universitarie troppo alte: la D’Annunzio non è tra gli atenei virtuosi. Sulla base del meccanismo imposto dal Decreto del presidente della Repubblica numero 306 del 1997, l’ammontare complessivo delle tasse universitarie versate da tutti gli studenti iscritti non può superare il 20 per cento del Fondo di finanziamento ordinario erogato dallo Stato. Così non è in diverse università italiane, e tra queste c’è anche la D’Annunzio.

L’ateneo di Chieti-Pescara gode nel 2012 di un finanziamento base pari a 65 milioni 402 mila euro e una premialità di 11 milioni 450 mila euro, suddivisa in 3 milioni 140 mila euro per la domanda didattica (studenti iscritti regolari nell'anno accademico 2010-2011); circa 3 milioni per i risultati della didattica e 5,3 milioni per la ricerca (percentuale di docenti e ricercatori presenti in progetti certificati).

Gli studenti versano alla D’Annunzio circa 800 euro di tasse l’anno, più di quanto dovuto secondo la legge. La maggiorazione si aggira sui 391 euro l’anno, che per un corso di studio quinquennale diventano 1.956 euro versati in più a studente.

Secondo il direttore generale della D’Annunzio, Filippo Del Vecchio, «potrebbe essere l’effetto della diminuizione del Fondo di finanziamento ordinario, diminuito dal 2009 al 2011 del 20 per cento». Alla D’Annunzio in due anni sarebbero entrati 9 milioni di euro in meno. «Il ministero ci penalizza a causa di politiche nazionali», continua Del Vecchio, «e noi cosa dovremmo fare? Ridurre le tasse? E i servizi come li finanziamo?».

Il Fondo ordinario che il ministero distribuisce alle università, serve appunto per la gestione ordinaria: soprattutto per il pagamento degli stipendi (circa l’80 per cento), e per la gestione del funzionamento delle strutture. Da questo importo gli atenei fanno uscire anche una disponibilità finanziaria da distribuire ai dipartimenti per la ricerca. È la base che permette alle università, anche alla D’Annunzio, di esistere. Ma le spese non sembrano esaurirsi, e per questo gli studenti sono chiamati a pagare le tasse: circa 800 euro l’anno, di cui una parte va alla Regione, 190 euro rappresentano la tassa di iscrizione stabilita dal ministero annualmente, e la differenza sono i contributi che ogni università stabilisce a proprio piacimento in funzione dei servizi erogati agli studenti.

Secondo Del Vecchio, la riduzione delle tasse porterebbe ad una diminuzione dei servizi offerti agli studenti, che alla D’Annunzio, in controtendenza, sono in crescita.

«La tassa unitaria per gli studenti», spiega Del Vecchio, «non viene aumentata da dieci anni e l’ateneo, inoltre, ha molti studenti morosi». Il direttore sottolinea poi, il fatto che nessuno dei 4 candidati rettore ha messo nel proprio programma l’aumento delle tasse».

Nel 2011, il Tar della Lombardia ha condannato l’università di Pavia a restituire agli studenti le tasse in eccesso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA