D'Annunzio, Cuccurullo prosciolto cade l’accusa di Napoleone

Archiviata l’inchiesta aperta sugli esposti contro l’ex rettore all’indomani del licenziamento del direttore generale dell’ateneo

CHIETI. Contestazioni destituite di ogni fondamento. Si è conclusa con un’archiviazione del giudice delle indagini preliminari Di Geronimo, del tribunale di Chieti, l’inchiesta aperta da una serie di esposti presentati all’autorità giudiziaria dall’ex direttore generale dell’ateneo dannunziano, Marco Napoleone, all’indomani del suo licenziamento dall’università.

E così andato in frantumi tutto il castello accusatorio orchestrato ai danni del professor Franco Cuccurullo, che nella veste di rettore era stato l’artefice del licenziamento di Napoleone il 27 settembre scorso. Cuccurullo non si è neppure presentato in tribunale, ieri mattina, per prendere atto della sua completa estraneitàai fatti contestati, affidandosi a una memoria difensiva, da egli stesso sottoscritta, e all’avvocato Federica D’Angelosante, legale nominato d’ufficio. «È stata una scelta precisa quella di non nominare il mio avvocato di fiducia, perché ero convinto di non aver assolutamente nulla da temere. I fatti mi hanno dato ragione» si limita a dire il professore, primario della clinica di Patologia medica, rimasto in carica come rettore della d’Annunzio fino a qualche settimana fa.

Cadono così le ipotesi di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico delineate negli esposti di Napoleone, dopo che gli stessi pubblici ministeri, Falasca e Dell’Orso, avevano chiesto di archiviare il procedimento penale e di restituire gli atti all’ufficio. «Dalla ricostruzione dei fatti» scrivono i due pm nel documento consegnato al giudice Di Geronimo, «non sono emerse circocostanze che integrino i delitti di abuso e falso, né altre fattispecie di delitti contro la pubblica amministrazione».

In una delle sue denunce presentata il 10 ottobre scorso, a sostegno della tesi di una strategia del rettore Cuccurullo che puntava a estrometterlo dalla carica di direttore generale, Napoleone adombrava anche un’ipotesi di falso in atto pubblico. Ma le indagini, affermano gli stessi inquirenti, hanno evidenziato come nelle condotte del rettore non sia ravvisabile l’abuso d’ufficio ma nemmeno l’ipotesi tipica dell’omissione di atto d’ufficio a ribadire «l’assoluta coerenza della condotta del rettore».

Nella sua memoria difensiva, Cucurullo ripercorre passaggio per passaggio tutta la vicenda che lo ha indotto a firmare il licenziamento del direttore generale, giustificando così agli occhi dei giudici le ragioni che lo hanno portato a sostenere la sua decisione davanti al Senato accademico.

Un documento nel quale riaffiorano tutti i contrasti aperti al vertice dell’ateneo e i rilievi mossi all’amministrazione universitaria dallo stesso ministero, in ordine alle problematiche connesse al trattamento economico corrisposto al direttore Napoleone. In particolare all’adeguamento sulla base dell’incremento del costo della vita rilevato dall’Istat, all’attribuzione di un’auto quale fringe benefit e «al cospicuo importo del trattamento corrisposto rilevabile dal sistema informativo Dalia».

Rilievi anche sui bilanci dell’ateneo, sulla totale assenza di dirigenti amministrativi e altre circostanze riassunte nel memoriale difensivo che hanno convinto pienamente gli inquirenti a chiudere il caso prim’ancora che cominciasse. Un’altra sconfitta per l’ex direttore generale dell’università, che si aggiunge a quelle già collezionate dallo stesso Napoleone davanti al Tar Pescara in sede di ricorso amministrativo.

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