Debiti in Comune, in 10 finiscono sotto accusa 

Gli ex amministratori citati a giudizio dalla Corte dei conti: «Hanno causato il dissesto» L’ipotesi dei magistrati contabili: «Rovinosa linea di gestione, buco da oltre un milione»

ARI. Sul Comune di Ari si muove la Corte dei Conti che cita a giudizio l’ex sindaco, l’ex giunta, gli ex consiglieri di maggioranza e due ex revisori dei conti. Dovranno difendersi dall’accusa di aver mandato il Comune in dissesto. L’atto d’accusa è firmato dal vice procuratore generale Roberto Leoni che chiede anche sanzioni. Le più alte sono per l’ex sindaco Elena Di Biase e l’ex vicesindaco Renato D’Alessandro. La sanzione viene applicata a seconda del compenso ricevuto e per questo motivo non è applicabile a quei consiglieri a cui non risulta erogata alcuna retribuzione, pur risultando comunque citati a giudizio.
A dichiarare dissesto non fu l’amministrazione della Di Biase ma quella successiva del sindaco Marcello Salerno, eletto il 25 maggio del 2014. La delibera del 3 ottobre 2014 sancisce il dissesto. La Procura della Corte dei Conti decide di indagare sul Comune di Ari a seguito di una segnalazione anonima, arrivata il 9 novembre del 2010, relativa alla presunta utilizzazione di fondi per scopi differenti da quelli per cui la Regione li aveva assegnati all’ente (i soldi dovevano essere usati per risanare le frane). Alla segnalazione anonima si aggiungono quella dell’allora capogruppo di minoranza e ora sindaco, Salerno, e un esposto del segretario comunale del 19 gennaio 2016. I fatti descritti nelle segnalazioni combaciano e la Procura apre l’inchiesta. Quello che trova al termine dell’indagine è scritto nell’atto di citazione di due settimane fa: «Gli amministratori comunali di Ari hanno adottato, nel periodo 2011/primo semestre 2014, una rovinosa linea di gestione dell’ente, che ne ha aggravato irrimediabilmente le condizioni finanziarie», scrive il procuratore, «con gli esiti fallimentari, compendiatisi amministrativamente nella dichiarazione di dissesto, approvata da una compagine di amministratori diversa, perché subentrata a seguito dell’avvio della nuova consiliatura. In violazione di tutte le prescrizioni, essi hanno consentito che l’ente, sostanzialmente privo di capacità di riscossione delle entrate, desse adito a spese non sostenibili. Non solo. Accumulando debiti fuori bilancio, ammontanti fino al 31 dicembre 2013 a 944mila euro e sorti nel 2014 prima dell’avvicendamento dell’amministrazione a 170mila, essi hanno impedito che i documenti contabili avessero una reale attendibilità e realizzando quell’ingente indebitamento di 1.114.000 euro, pari al 139% circa delle entrate correnti rilevato nell’istruttoria che ha preceduto la dichiarazione di dissesto». Secondo la ricostruzione della Procura, che ha condiviso quella del consulente chiamato dal sindaco Salerno, il docente universitario Andrea Ziruolo, il grosso dei debiti si è generato tra il 2011 e la prima metà del 2014. Per la Procura, infine, non c’era altra strada che dichiarare dissesto.
Ora si attende il processo per vedere se le accuse reggeranno.