Delitto a Chieti Scalo, quindici testimoni accusati di omertà

Decine di messaggi omertosi nei cellulari dei ragazzi presenti alle 4 di domenica in via Pescara. Uno scrive: «Se parli sei un infame». L'altro: «Non dire che hai visto il delitto». La polizia li ha già acquisiti: si rischia il favoreggiamento

CHIETI. «Non dire alla polizia che hai visto il delitto. Se parli sei un infame». La Squadra mobile mette le mani sui messaggi omertosi: decine di sms che quindici testimoni si sono scambiati tra di loro durante le ore successive all’omicidio di Chieti Scalo.

Il corpo di Fausto Di Marco, 39enne musicista di Chieti assassinato alle 4 di domenica scorsa, era ancora disteso e coperto sul marciapiede di via Pescara, che trenta ragazzi erano già in questura per essere verbalizzati. Ma di questi, la metà ha cominciato a scambiarsi messaggini anche per whatsapp: l’ordine era di non dire nulla su quanto avevano visto poche ore prima. Eppure erano tutti testimoni oculari della lite per motivi banali degenerata nel fendente mortale inferto – dice l’accusa – con una bottiglia di birra rotta al collo della vittima dal 24enne Emanuele Cipressi. Ma il messaggino: «Non fare l’infame, stai zitto», è girato da cellulare a cellulare facendo scattare un patto omertoso che ora fa rischiare a quei ragazzi anche il reato di favoreggiamento.

leggi anche: Omicidio a Chieti Scalo, i super testimoni del delitto sono tre La lite partita da una patatina a un cane. Il gip: la violenza di Cipressi immotivata e incontrollata. Spunta un sms inviato dall’indagato alla donna che lo ha visto uccidere Di Marco

E’ un’inchiesta nell’inchiesta quella che, in queste ore, sta sviluppando nelle stanze della Mobile dopo che gli investigatori hanno acquisiti tutti quei messaggi dal contenuto decisamente opposto alle telefonate che, stando agli atti dell’inchiesta, la super testimone trentenne, che per prima ha deciso di parlare, ha fatto a un parente stretto dell’indagato per pregarlo di dire a Cipressi di costituirsi «altrimenti sarebbe andata a raccontare tutto ai carabinieri». Come infine ha fatto. La superteste avrebbe fatto numerosi tentativi di telefonate a quel parente senza però ottenere risposta. Finché è riuscito a parlargli, alle 12,46 di domenica, per 46 secondi. Così risulta dai tabulati acquisiti dalla polizia insieme all’sms che l’indagato, avvisato da quel parente, ha inviato alla superteste alle 12,56 per invitarla a “prendere un caffè”.

La donna ha raccontato di aver assistito al delitto insieme a una coppia di amici, un uomo e una ragazza, anche loro diventati per l’accusa testimoni oculari. Ma dopo il tragico fendente sferrato a Di Marco, davanti al Mian Donner Kebab, la superteste si è subito allontanata da via Pescara insieme a Emanuele Cipressi. Il collo di bottiglia usato per uccidere il 39enne teatino non è stato ritrovato. E non si sa che fine abbia fatto. Per di più ieri si è incrinata la testimonianza di una delle due persone che stavano con la superteste mentre il delitto si è consumava. Questo secondo teste, un uomo, aveva raccontato di aver visto Cipressi tornare nel kebab per afferrare una bottiglia, spaccarla su un tavolino all’esterno del locale e quindi aggredire mortalmente Di Marco. Ma il sopralluogo, eseguito ieri mattina dalla Scientifica all’interno del kebab, ha fatto scoprire che il tavolino è integro, che quella bottiglia sarebbe stata raccolta all’esterno e quindi spaccata sul muro. Smentito il superteste?

Probabilmente no perché ha detto alla polizia di essersi voltato un attimo, mentre la bottiglia veniva spaccata, per evitare che i vetri gli finissero negli occhi. Sta di fatto che dopo il sopralluogo il kebab ha potuto riaprire, a meno di una settimana dall’efferato delitto. Mentre ieri mattina i due titolari del circolo 3 Assi, che si trova accanto al kebab, hanno formalmente chiesto la revoca del provvedimento di sequestro scattato per motivi di indagine poche ore dopo l’omicidio.

I soci, Giuliano Benegiamo e Giampaolo Zagami, si sono recati ieri in procura per presentare l’istanza. E sperano di poter riprendere l’attività per lunedì. Sempre che non scattino provvedimenti d’altro tipo.