Delitto di Vasto, i segreti nel pc della vittima

Oggi la convalida dell'arresto per l'imprenditore

VASTO. Il movente dell'omicidio di Neila Bureikate potrebbe essere racchiuso nel suo computer. È davanti al suo portatile che la 24enne lituana uccisa sabato mattina con tre coltellate alla schiena, passava gran parte del suo tempo. In carcere a Vasto, con l'accusa di omicidio volontario, si trova il suo convivente, Matteo Pepe, costruttore di 43 anni originario di Lucera. I file sono al vaglio degli inquirenti che indagano tra segreti e contatti della giovane vittima.

Il computer, sequestrato dagli agenti della Scientifica insieme ad altri oggetti personali, è stato trovato spaccato in camera da letto, accanto al corpo seminudo della donna e all'arma del delitto, un coltello da cucina. I condomini dell'elegante palazzo al civico 12 di via Pertini, hanno raccontato di aver sentito un forte tonfo, probabilmente il computer sbattuto a terra, poi il silenzio. A chiamare i soccorsi, poco prima delle 8, è stato lo stesso Pepe, che all'operatrice del 118 ha detto: «Venite, ho accoltellato la mia donna».

Un delitto passionale commesso da un uomo definito da molti «garbato e silenzioso». Tre fendenti al dorso con un coltello con lama e punta affilata, come ha spiegato il medico legale Pietro Falco. L'omicidio è avvenuto dopo una discussione andata avanti tutta la notte. Il portatile sarebbe stato scagliato a terra al culmine della lite. È la gelosia il sentimento al centro di questo rapporto che andava avanti da quattro anni ma che sembrava essere ad una svolta. Forse la ragazza aveva conosciuto un nuovo amico su facebook, forse una provocazione, l'ennesima, la causa scatenante della furia omicida.

«Litigavano spesso» dicono i vicini, «un anno fa è dovuta intervenire la polizia per riportarli alla calma, ma da un po' si erano tranquillizzati. La sera uscivano insieme». Andavano spesso in un bar vicino al tribunale, dove qualche avventore abituale racconta di averli visti in atteggiamenti amorevoli, «con lui che le versava addirittura lo zucchero nel caffè».

Neila non passava inosservata. Bellissima, alta, bionda, molto curata e altrettanto vistosa nell'abbigliamento, così la definiscono quanti l'hanno conosciuta. Una ragazza che aveva conquistato l'imprenditore, che per lei aveva lasciato la moglie, figlia di un noto costruttore pugliese con cui Pepe lavorava, e i tre figli. Ma da un po' l'idillio dei primi tempi, fatto di una vita agiata tra viaggi e cene romantiche, sembrava essersi spezzato lasciando spazio a rancori e paure. Sembra che Neila, giovane e affascinante, iniziasse a guardare oltre. Forse il suo compagno deve aver guardato indietro, a ciò che rischiava di perdere.

Pepe sarà ascoltato in giornata dal giudice per le indagini preliminari. L'uomo potrebbe chiarire i motivi che lo hanno spinto ad uccidere la donna che amava alla follia. Intanto, da quanto si apprende dal sito internet Luceraweb, il suo avvocato Pasquale Morelli del Foro di Lucera, che da sabato mattina si nega alla stampa, avrebbe rilasciato questa dichiarazione: «Matteo Pepe ha già chiarito la sua posizione al pubblico ministero e ha fornito la sua ricostruzione dei fatti senza fare alcuna ammissione di responsabilità. Il suo stato di indagato è dovuto al fatto che era l'unica persona presente in casa nel momento in cui è arrivata l'ambulanza».

Ieri, con la collaborazione degli agenti del commissariato guidato da Cesare Ciammaichella, il sostituto procuratore Enrica Medori, che conduce l'inchiesta, ha lavorato al caso disponendo accertamenti probatori tecnici.

Dopo l'esame autoptico, il magistrato potrebbe dare il via libera per la restituzione della salma alla famiglia. Intanto è stata contattata l'ambasciata lituana a Roma per rintracciare i parenti della giovane assassinata.

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