Di Marco: non ho colpe sui costi dei Giochi

Il liquidatore teatino: molte cose di Pescara 2009 non sono state decise da me. Ecco le cifre: la manifestazione è costata 73 milioni di euro (68 dallo Stato, 4 dalla Regione e il resto da Comunità europea, sponsor e incassi)

CHIETI. Settantrè milioni. Euro più, euro meno. Tanto sono costati i Giochi del Mediterraneo di Pescara. Lo rivela l'ex direttore generale del Comitato organizzatore, ora liquidatore, Mario Di Marco. Quasi tutti soldi pubblici, purtroppo. «Sessantotto li ha messi lo Stato attraverso la Finanziaria», dice il manager di Atessa, «quattro li ha sborsati la Regione, il resto è arrivato da Comunità europea, sponsor e incassi. Quaranta milioni circa sono stati investiti nell'impiantistica, il resto è servito per far camminare la macchina. La polemica sulle spese mi vede tirato sempre in ballo e la cosa mi dispiace perché non mi si può addebitare tutto. Il mio nome fa comodo a chi vuole alimentare la polemica politica. Sono arrivato quando molte cose erano già state decise e mi si deve dare atto di ever rimediato al disastro di chi mi aveva preceduto. Gli errori sono maturati nel momento della firma del contratto, ad Almeria, Spagna. Se fosse dipeso da me, tanto per dirne una, non avrei mai fatto le assunzioni nel Comitato organizzatore. Neppure la mia. Con i contratti a progetto, ci sarebbe stato un risparmio del 30 per cento. Quando si sceglie di organizzare un evento sportivo internazionale, si entra in un meccanismo tutto particolare. Sia chiaro: se Pescara ospiterà le Universiadi, ci saranno altri milioni spesi così».

Otto milioni di euro se ne sono andati per gli stipendi. Nell'elenco degli assunti e dei prestatori d'opera, però, ci sono troppe persone riconducibili al mondo della politica e troppi amici degli amici. Davvero erano indispensabili? Si discute della bontà di certe spese, dato che il governo che ha stanziato 60 milioni di euro è lo stesso che ora taglia le pensioni, deprime il sociale, percuote scuola e università, e non garantisce livelli sanitari e di sicurezza degni di una paese civile. Se fossero soldi dei privati, se i Giochi producessero ricchezza, la musica sarebbe diversa. C'è un concetto da tenere a mente: lo sport-business si muove grazie alla pioggia di soldi che arriva dalle televisioni. Ma per l'evento del 2009 è stato il Comitato a pagare la televisione. Alla voce costi del conto economico del 2009 c'è una scritta inequivocabile: "contratto Rai prod. televisive/trasm. 1.189.276,13 euro". Si discute anche dell'opportunità di certi comportamenti. Di Marco, ad esempio, avrebbe fatto bene a rendere noto che con due professionisti coinvolti nei Giochi del Mediterraneo ha condiviso una società, la Gump Service sas, dedita a consulenza aziendale, marketing e procacciamento di affari. Sono Paolo De Angelis e Giovanni D'Agostino, rispettivamente socio accomandatario e socio accomandante (come Di Marco). Della società società teatina fanno parte anche altre persone, ma nessuna appare riconducibile a Pescara 2009. Di Marco, a precisa domanda, ha detto di non aver mai avuto soci tra le persone inserite nei Giochi del Mediterraneo. Poi, si è ricordato della Gamp Service e ha precisato di «non averci pensato perché lontana dall'evento pescarese. Un fatto privato, chiuso. Di nessuna importanza. Verranno fatte illazioni? Spero di no. Se ho una colpa, è solo quella di non averci pensato, ma quella società è roba di fine anni'90».

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