Di Paolo diventa il “rottamatore”

L’ex vicesindaco lancia la sua campagna morale. E’ una provocazione: niente politici uscenti nelle liste

CHIETI. Uno stop deciso alla candidatura di politici cittadini che abbiano alle spalle due o più consiliature. Bruno Di Paolo, leader di Giustizia sociale, diventa il “rottamatore” della politica teatina e brucia tutti sul tempo in vista delle elezioni comunali in programma in primavera. Chiede alla politica locale governata, a suo dire, da veri e propri “padrini”, di voltare pagina e di dare spazio in concreto a volti giovani e, possibilmente, con un bagaglio culturale adeguato alle spalle. «Per cambiare realmente le cose bisogna agire iniziando proprio» tuona Di Paolo «dalla rottamazione dei politici di professione. Coloro che, per intenderci, da oltre un decennio passano mensilmente alla cassa del Comune di Chieti per ritirare il personale assegno da consigliere comunale».

Sono addirittura 31, ovvero quasi tutti i consiglieri attuali, i politici con più di cinque anni di consiliatura alle spalle. Qualora i partiti decidessero di accettare la provocazione lanciata da Bruno Di Paolo, prossimo candidato sindaco per Giustizia sociale con l’appoggio di un paio di costituende liste civiche, in molti dovrebbero rinunciare al sogno di ricoprire ancora una volta la carica di consigliere comunale.

In tal senso potrebbero scomparire dalla mappa politica cittadina il sindaco Di Primio, in aula dai tempi del sindaco Cucullo, il combattivo e preparato Enrico Bucci, il genuino e tuttofare Franco Di Pasquale e il consigliere di provata esperienza Palmerino Di Renzo.

Sarebbero addirittura tutti non ricandidabili, con la sola eccezione del segretario cittadino del Pd Filippo Di Giovanni, i consiglieri del centrosinistra, dall’avvocato Gabriele Salvatore, al consigliere Renato Di Salvatore passando per il capogruppo del Pd Alessio Di Iorio e il collega di Rifondazione Riccardo Di Gregorio. Pungenti come sempre le stilettate di Di Paolo che colpiscono indistintamente tutti i consiglieri comunali “datati”. «Parliamo di persone sulla cui statura istituzionale non sto qui a discutere, ma sulla cui capacità di poter dare ancora qualcosa alla città dopo tanti anni è forse lecito nutrire qualche dubbio. Anche perché è di tutta evidenza» sostiene Di Paolo «che dopo anni passati su una poltrona è alto il rischio di essere vittime dell’effetto “rendita da posizione” diventando abitudinari del potere. Non è più tollerabile che vi possa essere chi vive grazie agli emolumenti previsti dal regolamento comunale per gli amministratori. Noi non candideremo politici uscenti». Non è un caso che, nelle prossime settimane, Giustizia sociale avvierà la sua campagna elettorale con l’affissione in città di manifesti riportanti slogan d’impatto che esprimeranno più o meno questo concetto: «Se Chieti non ti piace non cambiare città, cambia amministrazione».

Jari Orsini

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