Ecodoppler, oltre 6 mesi d'attesa

La storia di una pensionata che non ha soldi per rivolgersi ai privati

CHIETI. O si paga, oppure bisogna aspettare sei mesi. Da Fara Filiorum Petri un altro caso a testimonianza della gestione ingessata dell'Asl Chieti-Lanciano-Vasto. Un'anziana di 78 anni segnala che per un ecodoppler gli è stata imposta un'attesa di 6 mesi. Oppure 120 euro per una visita, più veloce, in privato. Alessandro Carbone (Fli) attacca: «Ospedale ingestibile».

«Mia zia ha 78 anni e una pensione sociale con cui non può permettersi di pagare 120 euro per una visita», racconta il nipote di M.A., residente a Fara Filiorum Petri. «Al Cup (Centro unico di prenotazione dell'Asl) di Guardiagrele gli è stato detto che non sarà possibili prima di novembre, ma che sono alte le probabilità di dover aspettare anche fino al gennaio del 2012».

E così le alternative si restringono. Anzi si comprimono verso l'unica soluzione: la visita privata. «Alla clinica Spatocco l'attesa è di soli due o tre giorni», continua il nipote, «ma bisogna pagare perché non c'è convenzione. Al Cup della Asl di Chieti la soluzione che hanno proposto è una visita entro il 18 luglio, ma presso un medico privato di Lanciano».

Costo dell'operazione 120 euro. «Da sola», aggiunge il nipote dell'anziana signora, «come può permettersi di sostenere una spesa simile?. Interverremo noi familiari, ma chi non ha questa fortuna, come fa? È l'ennesimo caso di una deludente assistenza sanitaria nel nostro territorio». Per la donna l'esame ecodoppler è necessario per diverse difficoltà di deambulazione, ovvero problemi di circolazione venosa agli arti inferiori.

E a commentare lo stato di salute dell'organizzazione all'Asl di Chieti-Lanciano-Vasto, diretta dal manager Francesco Zavattaro, è Alessandro Carbone, coordinatore provinciale Fli Abruzzo che commenta: «L'ospedale clinicizzato è un diritto alla salute purtroppo calpestato. Mancano letti e personale in organico».

Con il suo intervento, Carbone fotografa una situazione gestionale quasi al collasso. «Per avere un quadro ancora più chiaro», spiega, «basta passare per i reparti di semeiotica medica, patologia e clinica medica per non parlere dell'area geriatrica. Insomma, scenari da terzo mondo con barelle che cercano di passare in mezzo a quelle ai bordi dei corridoi, medici, inferimieri, operatori sanitari, parenti dei ricoverati e i malati stessi che cercano di muoversi in questi spazi angusti trovando più di una difficoltà». «

Una situazione così inumana», conclude Carbone nella sua nota polemica, «che si potrebbe quasi capire in circostanze di forte emergenza quali pandemie e terremoti, oppure se l'ospedale fosse un tendone issato in un villaggio dell'Africa centrale. Ma nel 2011, e per di più in un centro di accellenza come l'ospedale Santissima Annunziata di Chieti, diventa inammissibile».

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