Eitel Monaco, l’abruzzese che fece grande il cinema

Da Montazzoli alla presidenza dell’Anica, era amico di De Sica, la Lollo e Sordi Quando tornava nel suo paese chiedeva di mangiare “sagne” e “marrocche”

MONTAZZOLI. Esiste sempre un paese dell’anima, un luogo dove andare, stare qualche giorno, respirare e vedere e sentire; una casa nella quale sedersi attorno all'antico tavolo, chiedere un piatto di "sagne" e qualche dolcetto fatto in casa con il mosto cotto, ascoltare delle ultime nasciti e morti, decidere gli acconci da fare alla casa degli avi. Poi ripartire, temprati e pronti, magari, per incontrare attrici, uomini di Stato, imprenditori della cinematografia. Questo paese per Eitel Monaco, presidente dell'Anica, era Montazzoli con il suo colle Ripa dal quale lo sguardo spazia fino al mare e anche oltre. VITA. Eitel nacque a Montazzoli il 16 maggio 1903 da Gaetano, ufficiale dell'esercito e proprietario terriero, e Caterina, rampolla dell'importante famiglia dei Recchia.

A soli cinque anni Eitel e suo fratello Ottorino furono mandati a Roma, dove vissero in casa dello zio materno Antonio della Porta (Montazzoli, 1868 - Roma, 1938), avvocato e poeta, scrittore e giornalista. Fu quel primo distacco a far diventare Montazzoli come il paese dell'animo dove erano rimasti gli affetti più cari.

Nel 1920 si iscrisse a giurisprudenza e si laureò nel 1924. Già nel periodo universitario Eitel dimostrò intraprendenza divenendo uno tra i più attivi della Fuci, la Federazione universitaria cattolica. Nel 1926 entrò nella segreteria della Federazione degli industriali dell’Italia centrale e quindi segretario dell'Unione degli industriali di Roma e del Lazio, alla quale aderiva la sezione romana della Federazione degli industriali del teatro e del cinema.

Il cinema italiano era in crisi basti pensare che all'inizio degli anni Trenta a Roma circolavano 845 film americani e solo 117 italiani. Gli industriali dell’epoca promossero un'intelligente e persuasiva pressione sul governo fascista tendente a "esaltare" l'italianità della produzione cinematografica, cosa che fu subito accolta e, logicamente, utilizzata a fini propagandistici.

Nel 1928 Eitel Monacò sposò Clelia Gatti, la coppia ebbe due figli, Corrado e Massimo. Nel 1934 l'abruzzese di Montazzoli divenne segretario e nel 1937 direttore della Federazione nazionale fascista degli industriali dello spettacolo (Fnfis). «Costituita», com'è riportato nel Dizionario biografico Treccani, alla voce Eitel Monaco «allo scopo di tutelare le categorie del cinema, stipulare contratti collettivi e promuovere il miglioramento della produzione». La produzione cinematografica italiana crebbe tanto che si passò dai 45 film prodotti nel 1938 ai 96 del 1942. Nel 1941 Monaco fu nominato direttore generale per la cinematografia.

Con la sua gestione furono prodotti film d'evasione e capolavori come "Ossessione" di Luchino Visconti (1943) che poté essere finanziato anche grazie all'interessamento di Monaco presso la Banca nazionale del lavoro. L'8 settembre 1943 anche per Eitel fu uno spartiacque.

Egli rifiutò di aderire alla Repubblica sociale italiana e rimase a Roma, nascondendosi in casa di uno zio fino alla Liberazione. Nel 1944, a luglio, si costituì a Roma l'Associazione nazionale industrie cinematografiche & affini, il cui primo presidente, l'abruzzese Alfredo Proja chiamò Eitel come consulente legale e segretario generale dell'associazione. Quando Proja fu eletto deputato con la Dc, a succedergli fu Monaco che conservò l'incarico per undici volte.

PRESIDENTE DELL'ANICA. Sotto la presidenza Monaco, l'Anica subì un proficuo sviluppo con ramificazioni anche all’estero. Costante fu l'azione del presidente nello svolgere una mediazione fra le posizioni dei produttori, rappresentanti politici e le case cinematografiche americane; inoltre lottò sempre contro l'esagerato prelievo fiscale sugli incassi dei film e contro la mancanza di protezione doganale per il cinema nazionale.

«Dal 1949 al 1953 la produzione aumentò da 76 a 142 film, passando dal 17,3% al 35% della quota di mercato; gli investimenti crebbero da 7,5 a 25 miliardi, le esportazioni da 644 film a 1716. Il salto in avanti dell'industria cinematografica italiana fu possibile grazie anche al dinamismo impresso dal Monaco all'associazione di categoria». Il Monaco diede le dimissioni dalla presidenza dell'Anica nel 1971 per la perdita del consenso interno: gli associati gli rimproveravano la sua gestione verticistica.

ALTRI INCARICHI. Monaco ebbe anche altri incarichi di prestigio internazionale, come vicepresidente della Federazione internazionale delle associazioni di produttori di film (Fiapf) nel 1950 e di delegato generale del Bureau international du cinéma, dal 1960 al 1965. Dal 1950 tentò, senza mai riuscirci, di creare un albo dei produttori in cui ammettere solo gli imprenditori di provate capacità economiche e professionali. Quest'albo, insieme alla difesa dei ristorni e alla richiesta di sgravi fiscali per il cinema fu uno dei cavalli di battaglia di Monaco, a volte riuscendoci altre fallendo.

Nelle sue battaglie fornì prova di testardaggine, diplomazia, pazienza e tenacia. Un dato è certo, con la gestione del montazzolese l'industria cinematografica italiana raggiunse i migliori risultati, arrivando nel 1964 al massimo livello di produzione, con 290 nuovi film, di cui 143 coproduzioni, e una quota del mercato nazionale superiore al 60% nel 1969-71. La produzione statunitense nel decennio 1960-70 oscillò fra i 230 e i 290 film, e la sua quota di mercato in Italia scese dal 35 al 28%.

Dopo l'abbandono dell'Anica, assunse nel 1975 l'amministrazione della Compagnia cinematografica Champion spa di Carlo Ponti. Voleva terminare un saggio più volte interrotto e rimasto inedito: Battaglie per il cinema 1926-1978, in cui ripercorreva le tappe della sua carriera e di tutta l'industria del cinema italiano.

EITEL E MONTAZZOLI. «Ogni anno, d'estate, tornava a Montazzoli nel palazzo di famiglia con ventiquattro stanze, in via Bafile», racconta la nipote Laura Monaco, figlia di Virgilio, cugino di Eitel. «Da giovane andava anche a caccia, nei nostri boschi e a volte è arrivato anche con qualche persona importante. Prima di arrivare, telefonava e raccomandava le "sagne" e le "marrocche" arrostite. Lo ricordo affabile, generoso, aperto e affettuoso.

Ci intratteneva parlandoci di De Sica, Gina Lollobrigida, Amedeo Nazzari, Gassman, Rossellini, Sordi, de Laurentis: quel mondo che noi sentivamo alla radio prima e poi vedevamo in televisione, entrava in casa nostra attraverso i racconti, mai pettegolezzi, di Eitel». «Mi dicono» dice il sindaco Felice Novello «che negli ultimi anni della sua vita gli arrivi in paese si erano diradati, gli anziani lo ricordano come una persona distinta e riservata, non altezzoso. Un uomo di una volta, insomma». Eitel Monaco morì a Roma il 4 febbraio 1989, è sepolto nella tomba di famiglia a Montazzoli.