Estorsioni, in quattro a processo

Commerciante e imprenditore tra le vittime: 22 mila euro le somme pretese

LANCIANO. Estorsione e tentata estorsione in concorso ai danni di un commerciante e di un imprenditore. Con queste accuse sono stati rinviati a processo dal giudice Marina Valente i fratelli Guglielmo e Sabatino De Rosa, di 47 e 51 anni, di Lanciano, Alija Dakeseva, lituana, 32 anni, residente a Francavilla e Franco Orsini, 46 anni, di Chieti. I quattro andranno a processo a partire dal 5 marzo 2015 dove proveranno a respingere le accuse, che si basano su dati e prove derivanti da cinque mesi di indagini da parte dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Lanciano, con la collaborazione dei colleghi del comando stazione. Carabinieri che nel luglio scorso arrestarono i due fratelli e denunciarono gli altri due imputati.

Per l’accusa Guglielmo De Rosa deve rispondere di estorsione perché nel gennaio 2012 avrebbero costretto, con minacce, un commerciante di Lanciano a fare da prestanome per l’apertura del locale notturno “La Rosa”. I fratelli, poi, devono rispondere di concorso in tentata estorsione perché avrebbero cercato di farsi consegnare dal commerciante prestanome circa 13 mila euro.

Tra gennaio e aprile 2013 i due cercarono di farsi consegnare i soldi andando, due volte, anche a casa dei genitori del commerciante e tempestandolo di telefonate. Somme che non hanno percepito perché l’uomo si è sempre rifiutato di pagare.

Ancora estorsione e tentata estorsione per Guglielmo, Dakeseva e Orsini verso un imprenditore pescarese. Per l’accusa la donna avrebbe fatto da intermediaria tra De Rosa e Orsini, li avrebbe messi in contatto perché Orsini avrebbe dovuto avere 9 mila euro da un imprenditore che però non pagava. Allora chiese a De Rosa di “recuperare” il credito. All’imprenditore disse “che De Rosa aveva rilevato il suo debito e che quindi doveva dare a lui la somma. De Rosa si sarebbe vantato nell’incontro avuto con l’uomo assieme ad Orsini, di essere sempre riuscito a recuperare i suoi crediti picchiando a destra e a manca e di possedere una pistola che portava sempre al suo seguito e riuscendo così a farsi consegnare, in un secondo incontro, i primi 2 mila euro”. Poi minacciò l’uomo per avere gli altri soldi che però non ottenne perché l’imprenditore si rivolse ai carabinieri. (t.d.r.)

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