False fatture, sei imprenditori a giudizio

Fissato il processo per evasione fiscale per 300 mila euro. Le difese: lavori regolarmente pagati

LANCIANO. Inizierà il 31 ottobre il processo che ha come accusati sei imprenditori frentani per presunte false fatturazioni per oltre 250 mila euro complessivi ed evasione dell’Iva per oltre 50 mila euro. Il giudice per le udienze preliminari Flavia Grilli ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Ruggiero Dicuonzo per 6 imprenditori, mentre per una imprenditrice, M.D.L., 41 anni, di Paglieta ha deciso il non luogo a procedere. Andranno dunque a processo Antonio Abbonizio, 44 anni, di Sant’Eusanio, Luciano Gentile, 46 anni, di Casoli, Maurizio Di Florio, 44 anni, di Paglieta, Mario Gianfranco Santuccione, 40 anni, di Lanciano, Roberta Giusti, 48 anni, di Lanciano e Roberto Giusti, 80 anni, di Lanciano per emissione di fatture false ed evasione fiscale.

Nel processo i sei, che rispondono delle accuse in quanto amministratori unici o legali rappresentati di aziende di Sant’Eusanio, Casoli e Paglieta, dovranno chiarire l’emissione, nel 2005 e 2006, di fatture che l’accusa ritiene siano fasulle con importi da un minimo di 11.750 euro ad un massimo di 64.800 euro. L’evasione dell’Iva, invece, andrebbe da un minimo di 1.950 euro a un massimo di 10.800 euro. Tutte le fatture, secondo l’accusa, erano state emesse dalla ditta D.C.N. Costruzioni per «operazioni non realmente effettuate ma annotate nei libri contabili e nei registri societari, dedotte poi dal reddito prodotto per l’anno 2005 (o 2006) così che la corrispondente dichiarazione era fraudolenta». I lavori, per i quali sono state emesse le fatture, comprendevano manodopera e noleggio ponteggi e mezzi meccanici, manutenzione macchine per sistemi tintometrici, demolizione e posizionamento di scatole di derivazione, lavori di manutenzione, montaggio recinzione metallica. «Chiariremo al processo alcuni passaggi», affermano alcuni avvocati degli imprenditori, «perché ci sono fatture considerate inesistenti ma con assegni che dimostrano il pagamento dei lavori eseguiti». (t.d.r.)

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