False licenze per i taxi Processo ai tre arrestati

Giudizio immediato ad appena tre mesi dall’inchiesta con 66 indagati Il sistema fruttava 30 mila euro l’anno di affitti delle rimesse per i veicoli

LANCIANO. Sono stati rinviati a giudizio i tre arrestati per le false licenze per noleggio di autoveicoli con conducente a San Vito. Agostino Falasca, 45 anni, titolare della Airport Shuttle bus, Fabio Falasca, 45, titolare della Blu car autonoleggio, entrambi di Roma e originari di Schiavi d’Abruzzo, e Sebastiano Di Maria, 43 anni, di Manoppello, residente a Serramonacesca, che faceva da tramite tra Roma e l’Abruzzo, compariranno in tribunale il 29 maggio. Dalle ordinanze di custodia cautelare in carcere, lo scorso febbraio, al processo in pochi mesi: la Procura ha chiesto per loro il giudizio immediato.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, era partita un paio d’anni fa dalla denuncia di alcuni tassisti di Roma. Troppe le auto con licenze rilasciate in Abruzzo che circolavano nella Capitale. Ottenere licenze per autonoleggio nelle grandi città è, infatti, cosa complessa. Le indagini misero in luce come le società di trasporto private per ottenere le autorizzazioni si rivolgessero ai piccoli comuni, dove poi non lavoreranno mai. A settembre scorso la Polstrada di Lanciano perquisì gli uffici di alcuni comuni frentani sequestrando documenti e un computer a San Vito, dove risultava un numero sproporzionato di licenze rilasciate. Nel frattempo scoppiò anche il “caso Pescara”, che diede nuovo impulso all’inchiesta. Scattarono così le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli indagati sono 66.

Secondo gli investigatori il punto di contatto dei tre a San Vito era Angelo Bianco, 55 anni, responsabile del settore tributi del Comune. Sarebbe stato lui a firmare le licenze e a stipulare contratti fittizi di usufrutto per le autorimesse, messe a disposizione insieme al padre Antonio. I due, seppure non raggiunti da misure cautelari (Angelo è in prepensionamento, il padre per ragioni di età), sono stati riconosciuti dal Gip, Massimo Canosa, come componenti dell’associazione a delinquere responsabile di reati di abuso d’ufficio, corruzione, falso ideologico e materiale in atto pubblico. Le autorizzazioni contestate al funzionario sanvitese sono 52, rilasciate dal 2007 al marzo 2012, quando le indagini erano già avviate. Il sistema fruttava circa 30mila euro l’anno per l’affitto delle rimesse per veicoli. Ai Bianco e agli altri indagati dell’inchiesta è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini.

Stefania Sorge

©RIPRODUZIONE RISERVATA