False vendite di notebook: quattro anni di truffe

Gli ultimi raggiri on line della gang finita in carcere risalgono al maggio scorso Oggi gli interrogatori in carcere. Ancora irreperibili altri due arrestati

LANCIANO. Le ultime truffe on line messe a segno dall’organizzazione criminale sgominata dall’operazione “Anxanum fraudsters” arrivano fino al 17 maggio scorso. Gli otto falsi account utilizzati dai truffatori sono serviti a mettere in piedi false vendite di smartphone, i-phone, notebook e tablet, per i quali gli acquirenti pagavano senza ricevere nulla in cambio, fin dal maggio del 2010. Ma le indagini della Procura di Lanciano e della polizia postale di Pescara e Chieti fissano al 2009 l’inizio dell’attività criminale guidata da Maurizio Aramino, 45 anni, con l’ausilio di Gianfranco Rossi, 46, entrambi di Lanciano ed entrambi arrestati per associazione a delinquere finalizzata all’attuazione di truffe on line.

Questa mattina si svolge l’interrogatorio di garanzia in carcere. Gli investigatori sono ancora sulle tracce degli altri due organizzatori, N.N., 29 anni, e A.M., 41, residenti anch’essi a Lanciano e destinatari, come i primi due, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del tribunale di Lanciano, Massimo Canosa. Altre 17 persone sono state denunciate per lo stesso reato: B.G. e E.A. di Pescara; M.D. di Montesilvano; V.V. di San Vito; M.Z. e A.F.P. di Gessopalen;, tutti gli altri, F.B., M.DP., F.E.R., S.V., A.F., A. PE., F.P., D.F., F.V., D.DA. e G.F, sono di Lanciano. Si tratta di prestanomi, “teste di legno”, che aiutavano il capo e i tre organizzatori ad aprire account falsi, a procurare utenze telefoniche o a ritirare i soldi dei pagamenti degli acquirenti truffati presso gli sportelli bancomat di banche o uffici postali.

Il raggiro era stato ben congeniato dall’organizzazione criminale. La prima fase era procurarsi i prodotti tecnologici da mettere in vendita. L’associazione attivava falsi contratti con gestori e società telefoniche, che fornivano in comodato d’uso smartphone di ultima generazione. Questi apparecchi tecnologici venivano mostrati sui siti di vendita on line, principalmente e-Bay ma anche Subito.it, come specchietti per le allodole. Le prime vendite si svolgevano regolarmente, per non destare sospetti e suscitare giudizi positivi. Questi, i cosiddetti feedback, venivano anche creati ad arte dai truffatori. L’organizzazione creava in continuazione account, utilizzando nomi di persone ignare e documenti falsi: dopo un certo numero di truffe, l’account veniva chiuso e se ne apriva un altro. Il pagamento avveniva tramite Paypal, ricariche di carte prepagate o bonifici su conti correnti, aperti ad hoc. Una rete di prestanome andava a ritirare i soldi, agli sportelli bancomat, in modo che gli organizzatori delle truffe non si esponessero in prima persona.

Un’altra modalità di riscossione era il trasferimento dei pagamenti ricevuti su Paypal su un cosiddetto “conto gioco”: entrambi i conti erano intestati allo stesso soggetto, titolare anche dell’account e-Bay. Chi gestiva il conto gioco, Aramino, insieme a un complice, nella maggior parte dei casi N.N., attuava la fraud collusion, ovvero quando un giocatore perde a vantaggio del complice per effettuare riciclaggio di denaro. Quindi le somme derivanti dai pagamenti confluiti sul conto gioco, a seguito della perdita della partita, per esempio di poker on line, venivano trasferite sul conto gioco del complice, che tramite la carte prepagata collegata ritirava il denaro.

«La truffa era architettata bene», ammette il dirigente della polizia postale di Pescara, Pasquale Sorgonà, «l’unico modo di non caderci è non farsi prendere dalla fretta di fare affari e non uscire dal circuito interno delle transazioni che offre servizi a garanzia, a pagamento, ma sono una tutela per chi acquista».

Stefania Sorge

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