LANCIANO

Falsi redditi per rimborsi Irpef: truffati in 5 col “buono cultura” 

Sottratta l’identità digitale a neo maggiorenni con la promessa di convertire parte del sussidio in soldi. La scoperta quando l’Agenzia delle Entrate ha inviato le cartelle esattoriali sui crediti vantati ma fasulli 

LANCIANO. Finte dichiarazioni dei redditi per ottenere rimborsi Irpef non dovuti, compilate sottraendo l'identità digitale a neomaggiorenni con la promessa di “monetizzare” parte del bonus “18app”. È la truffa, scoperta dalla guardia di finanza, in cui sono caduti alcuni giovanissimi dell'area frentana e zone vicine, attirati con la finalità, illecita anch'essa, di convertire in soldi contanti parte del bonus cultura erogato dal governo. In questo modo i ragazzi sono stati convinti a fornire copia del proprio documento d'identità e del codice fiscale che dovevano servire per creare lo Spid (sistema pubblico di identità digitale) e accedere con esso al portale ufficiale 18app.

In realtà i dati personali sono stati utilizzati per ben altro ma i ragazzi, ignari di tutto, lo hanno scoperto solo tempo dopo, ovvero quando si sono visti recapitare dall'Agenzia delle entrate cartelle esattoriali relativamente a falsi crediti, non riconducibili ad alcun tipo di attività lavorativa dei ragazzi. Una volta accertata la falsità dei crediti, il fisco è tornato a chiedere indietro le somme, alcune migliaia di euro (al di sotto, comunque, dei quattromila euro, soglia alla quale scatta il controllo preventivo del fisco), per rimborsi Irpef non dovuti. I ragazzi, a quel punto, hanno presentato denuncia.

Le indagini della guardia di finanza di Lanciano hanno portato a scoprire in tutto 5 casi nell'area di Lanciano e comuni vicini. È emerso che i documenti, che i neomaggiorenni avevano consegnato per la finalità illecita di monetizzare il bonus cultura, sono stati utilizzati per presentare dichiarazioni fasulle che prevedevano richiesta di rimborso. Gli elementi raccolti dai militari, diretti dal comandante provinciale, colonnello Michele Iadarola, e dal capitano Domenico Siravo, della compagnia di Lanciano, hanno portato ad individuare il responsabile nel Napoletano, con un elemento di collegamento residente in un paese della provincia di Chieti.
Sottraendo l'identità ai giovani frentani e sostituendosi ad essi, sono state presentate dichiarazioni dei redditi con richieste di indebiti rimborsi Irpef. Le somme risultano effettivamente incassate su conti bancari all'estero, poi svuotati. Le ipotesi di reato - il fascicolo di Lanciano è stato stralciato e inviato per competenza alla Procura di Napoli - sono di sostituzione di persona e truffa aggravata ai danni dello Stato. «I ragazzi hanno commesso una leggerezza», sottolinea il colonnello Iadarola, «questi casi dimostrano che bisogna fare molta attenzione a chi e a quali finalità si affida la propria identità digitale. Utilizzando il bonus 18app come specchietto per le allodole, per avere soldi in tasca, questi giovani sono stati vittime di furto di identità digitale a scopi illeciti».
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