Filetto, Micozzi riconosciuto dalla maglia d’alpino

Il corpo del docente scomparso identificato dalla sorella. La procura di Foggia vuole l’autopsia

FILETTO. É stata la maglia con la scritta a malapena leggibile "Alpini Filetto" a non lasciare dubbi sull'identità della salma di Giovanni Micozzi. É anche grazie a questo elemento che la sorella Marina ha potuto dare il suo assenso al riconoscimento, avvenuto a Lesina nella serata di lunedì scorso. Poco più che ventenne, il professore era arruolato nel corpo degli alpini dell'Esercito e all'Aquila aveva svolto il servizio di leva nel reggimento di stanza nel capoluogo. Un legame che era proseguito, saldo, anche nella vita da civile e consolidato con l'iscrizione all'Associazione nazionale alpini, per la quale Micozzi era attivo nel piccolo gruppo filettese. I resti del dell'uomo scomparso al porto di Ortona il 10 marzo scorso rimangono però in Puglia, a Foggia, per il completamento degli esami e la procedura di autorizzazione per il ritorno ai familiari. Per questo è ancora sconosciuta la data della cerimonia funebre, che sarà fissata dopo il via libera della Procura foggiana. L'autopsia dovrà stabilire come è sopraggiunta la morte e soprattutto verificare se nel decesso vi è stato il concorso di terzi. Possibilità che appare comunque lontana, visto che il ritrovamento del cadavere sulle coste pugliesi avvalora l'eventualità, sempre rimasta ufficiosa, dell'annegamento sopravvenuto dopo che Micozzi si sarebbe gettato volontariamente in acqua dal molo sud dello scalo ortonese, versante del mare aperto. Il corpo senza vita sarebbe poi stato trascinato dalle correnti meridionali fino a affiorare a Lesina, dove è rimasto per diversi giorni senza nome in attesa dell'esito dei riscontri sugli archivi delle persone scomparse. «Ci faranno sapere entro il fine settimana, hanno assicurato i carabinieri», spiega Marina Micozzi, docente universitaria alla Tuscia di Viterbo, «dopodiché organizzeremo i funerali». Il rito si terrà nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ad Nives, dove sono attesi in centinaia tra parenti, amici, colleghi e ex alunni del professore, che aveva insegnato Greco e Storia ai licei classici di Ortona e Lanciano per poi essere privato dell'insegnamento a causa di un esaurimento nervoso e essere assegnato alla cura della biblioteca del magistrale De Titta di Lanciano. Una situazione esistenziale difficile che, aveva più volte assicurato alla commissione che doveva decidere sul suo ritorno in cattedra, era riuscito a superare con successo. Al punto da chiedere con insistenza il suo reinserimento in ruolo. «Non mi ero mai illusa su un epilogo diverso, positivo», spiega la sorella, «ma il dolore è immenso», aggiunge. In tanti si recano a casa Micozzi per le condoglianze alla mamma Rosetta, 90 anni e insegnante in pensione.

«Ho perso, anzi penso che l'intera Filetto abbia perso un amico», confida con voce affranta il sindaco Sandro Di Tullio, che di Micozzi era amico fraterno fin dall'infanzia.

Francesco Blasi