Filo di metallo dimenticato in una vena

Operata di tumore resta per cinque mesi con una guida di 50 centimetri nel corpo

PESCARA. Come si vive con un filo di metallo lungo cinquanta centimetri dimenticato in una vena per cinque mesi? Una donna di Francavilla, malata di tumore e operata all'ospedale di Pescara il 9 dicembre dell'anno scorso, sa dare una risposta a questa domanda. Il «corpo estraneo» è stato scoperto durante un'esame Tac di controllo ed è stato rimosso con un altro intervento eseguito il 9 maggio scorso.

La donna, 54 anni, residente a Francavilla, è stata sottoposta a un intervento di gastrectomia totale nel reparto di Chirurgia generale dell'ospedale di Pescara il 9 dicembre scorso: un'operazione necessaria per asportarle un tumore. Durante l'intervento, è stato inserito un «filo guida di posizionamento» nella vena cava per facilitare la messa in funzione di un catetere.

L'operazione per rimuovere il tumore, circoscritto allo stomaco, è riuscita ma il filo è stato dimenticato dal personale sanitario del reparto. Così, dal 9 dicembre scorso fino alla seconda operazione avvenuta il 9 maggio, la donna è rimasta con il «corpo estraneo» infilato nella vena.

La donna non ha dato peso ai primi dolori: ha messo in relazione i fastidi al decorso dell'intervento e ai farmaci obbligatori e ha sopportato. È andata avanti così fino al 29 aprile, quando si è sottoposta a un esame di controllo in una clinica privata per evitare le liste d'attesa dell'ospedale: «Si segnala», così ha scritto un radiologo, «la presenza di un'immagine lineare a densità metallica nel contesto della vena cava, dalla confluenza delle vene anonime fino alla vena iliaca esterna di destra, non presente nel precedente controllo». È questa la descrizione del filo di cinquanta centimetri.

L'esame di controllo, se non ha ravvisato metastasi del tumore, ha scoperto il «corpo estraneo»: la donna è tornata al reparto di Chirurgia generale con l'esito della Tac, è stata ricoverata d'urgenza un'altra volta e rioperata il 9 maggio per la «rimozione radiologica interventistica del corpo estraneo», come riportato sul foglio di dimissioni. A seguito dell'operazione, la donna dovrà assumere per un mese un farmaco a base di eparina per evitare il rischio di trombosi.

«Durante i cinque mesi con il filo guida dimenticato nella vena», spiega Lamberto Di Pentima, avvocato della donna, «la qualità della vità della mia assistita è peggiorata e, a causa di questa negligenza grave, si è dovuta sottoporre al secondo intervento». Non è detto che la donna presenti una denuncia: «Sto valutando», dice Di Pentima, «le opportune azioni da intraprendere». Una lettera di protesta al direttore generale della Asl Claudio D'Amario è già pronta.

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