Fisco, la Cassazione annulla maxi sequestro

Per la Finanza un impresario evase tasse per 7 milioni. L’Agenzia delle entrate: no, solo 140 mila euro

LANCIANO. La guardia di finanza lo aveva denunciato come evasore totale per avere nascosto in quattro anni guadagni per 7 milioni di euro. Ma l’Agenzia delle entrate, che ha proseguito i controlli, ha accertato invece un’evasione di soli 140 mila euro per Pietro Troilo, impresario dello spettacolo di Archi.

Lo scorso aprile l’uomo è stato denunciato alla Procura di Lanciano per omesse dichiarazioni dei redditi degli anni 2006-2010. Secondo le accuse, tutti i guadagni realizzati con l’attività di intermediario dello spettacolo erano stati completamente evasi: sei milioni di Irpef e un milione di Iva.

«L’indagine della Finanza era solo una prima fase, in questi mesi ci sono stati ulteriori accertamenti a livello tributario svolti dall’Agenzia delle entrate», spiega l’avvocato Michele Di Toro che difende l’impresario insieme ad Alessandro Troilo - l’avvocato Giuliano Milia, del foro di Pescara, ha inoltre assistito la sorella dell’impresario, mentre consulente è il commercialista Andrea Colantonio- «la quale ha accertato, in modo definitivo, l’importo evaso: si tratta di 140 mila euro, che riguarda complessivamente gli anni dal 2006 al 2010, quelli oggetto dell’indagine delle fiamme gialle. Questo significa che Troilo non ha superato la soglia di punibilità penale per ogni anno (che per l’evasione è di 75 mila euro, ndc)».

In base a queste nuove risultanze, la difesa dell’impresario ha presentato ricorso. «La Cassazione ha annullato il sequestro dei conti correnti», dice Di Toro, «ritenendo illegittimo il provvedimento del tribunale di Chieti che in sede di appello aveva confermato il provvedimento di sequestro».

A Troilo la Finanza aveva sequestrato sedici conti correnti, intestati alla sorella dell’impresario e sui quali l’uomo aveva una delega. Sui conti correnti c’erano 125mila euro. All’impresario erano stati sequestrati anche degli immobili, parti di due case e di terreni che divideva sempre con la sorella ad Archi, del valore di 325 mila euro. «Anche il sequestro delle quote immobiliari non ha più senso», è la tesi della difesa che ha presentato un altro ricorso in Cassazione.

La Procura di Lanciano potrebbe decidere, però, di procedere penalmente. Al momento è stato solo notificato l’avviso di chiusura delle indagini alla difesa. (s.so.)

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