atessa. l’arcivescovo risponde alla compagnia di san giuseppe 

Forte e il no alla messa in latino: «Siate obbedienti al Papa»

ATESSA. «Non accolgo la vostra richiesta»: questa volta è direttamente Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, a dare risposta all’associazione Compagnia di San Giuseppe di Atessa del...

ATESSA. «Non accolgo la vostra richiesta»: questa volta è direttamente Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, a dare risposta all’associazione Compagnia di San Giuseppe di Atessa del presidente Vincenzo Cimone, sull’autorizzazione a «poter usufruire di una chiesa per le celebrazioni della messa in latino Missale Romanum 1962. Se non ci fossero sacerdoti disposti a celebrarla sarà la stessa associazione a farsi carico di un celebrante». Precedentemente l’associazione aveva fatto richiesta «per acquisire la chiesa di San Giovanni Battista, in stato di abbandono, in piazza Benedetti». Anche in quel caso, la curia, a firma del vicario generale, monsignor Cassio Menna, aveva rimandato la richiesta al mittente. L'associazione ha come finalità principale la promozione e valorizzazione delle tradizioni cattoliche e dell’antico rito liturgico romano, comunemente chiamato Messa Tridentina. L’arcivescovo motiva così il diniego: «Alla luce del motu proprio del Santo Padre Francesco Traditionis custodes del 16 luglio 2021, promulgato per ristabilire in tutta la Chiesa di rito romano una sola e identica preghiera che esprima la sua unità secondo i libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, e tenendo conto del fatto che l’associazione culturale da voi costituita non ha alcun riconoscimento ecclesiale né rappresenta un rito diverso da quello approvato dalla Santa Sede, non accolgo la vostra richiesta di una chiesa in Atessa dove celebrare secondo il rito di Pio V». Forte, da pastore che ama e vigila sul gregge che gli è stato affidato, richiama all'obbedienza: «Prego perché siate obbedienti al Papa e al pastore diocesano e viviate la liturgia secondo le ricchissime possibilità offerte dalla riforma liturgica conciliare».
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